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L'Italia ha perso la lingua: si parla più l'arabo dei dialetti

Solo un italiano su otto usa prevalentemente l'idioma locale. Raddoppiano invece i madrelingua stranieri

L'Italia ha perso la lingua: si parla più l'arabo dei dialetti

Roma - Dialetti in via d'estinzione. Prosegue lenta ma inarrestabile la progressiva perdita dell'uso del dialetto un po' in tutta Italia. Un fenomeno iniziato decenni fa, al quale diede un impulso decisivo l'omologazione della lingua sia per la scolarizzazione di massa sia per la diffusione della televisione e del suo linguaggio. L'Istat rileva come ormai soltanto il 14 per cento della popolazione, ovvero poco più di 8 milioni di persone, parli prevalentemente il dialetto anche soltanto nella propria famiglia; con gli amici usa il dialetto solo il 12 per cento e si scende al 4,2 se si comunica con estranei. E se l'evoluzione della lingua è un fenomeno naturale la scomparsa dei dialetti era già considerata una perdita incolmabile negli anni '70. Pier Paolo Pasolini, che vedeva strettamente intrecciati l'espressione in dialetto e il riconoscimento della propria identità e diversità osservava che «il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà», definendo la scomparsa del dialetto come una tragedia: «Uno dei momenti più dolorosi della perdita della realtà». I numeri dell'Istat registrano il fenomeno: il 45,9 per cento della popolazione dai sei anni e oltre (26 milioni di persone) si esprime prevalentemente in italiano in famiglia e il 32,2 sia in italiano sia in dialetto. L'uso della lingua italiana è più diffuso al Nord-ovest e al Centro della penisola, mentre prevale il dialetto al Nord-est, al Sud e nelle Isole. Si parla prevalentemente italiano nel 61,3 per cento delle famiglie residenti al Nord-ovest e nel 60 di quelli residenti al Centro, rispetto al 27,3 delle persone che vivono al Sud e al 32,9 di quelle residenti nelle Isole. Raddoppia la popolazione che fa uso di un'altra lingua: il 6,9, circa 4 milioni di individui contro i 2 milioni registrati nel 2006. Nel 2015 comunque il 90,4 per cento della popolazione è di lingua madre italiana ma accanto alla scomparsa dei dialetti aumenta la presenza di quanti si dichiarano di lingua madre straniera. Anche in questo settore assistiamo rispetto al 2006 ad un raddoppiamento dal 4,1 al 9,6 del 2015. Le più parlate sono il rumeno, l'arabo, l'albanese, lo spagnolo e il cinese. Ovviamente sono le aree del Paese dove è più elevata l'incidenza di cittadini stranieri residenti ad essere interessate dalla presenza di persone di lingua madre straniera. Prima di tutto il Nord-est con il 15,2 poi il Nord-ovest, 11,5. La presenza di persone con lingua madre diversa dall'italiano è più forte tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 44 anni, raggiungendo il picco tra le persone di 25-34 anni 16,9.

In Italia poi si legge sempre meno. I lettori sono passati dal 42 della popolazione di 6 anni e più del 2015 al 40,5 nel 2016.

Sono le donne a leggere di più: il 47,1 contro il 33,5 degli uomini. Un dato resta costante da decenni: una famiglia su 10 non ha neppure un libro in casa

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