Cronache

L'Italia è un Paese di "ottimi" polli

La filiera garantisce carni genuine e dietetiche: superati vitello e maiale

L'Italia è un Paese di "ottimi" polli

Roma La bufala del pollo in batteria (e pieno di ormoni) è dura a morire. Ne siamo tutti convinti nonostante sia solo un ricordo in bianco e nero di certi agghiaccianti documentari della prima Rai. Lager di moda in Asia e in Sudamerica, non qui. No, i nostri polli e tacchini vengono allevati in Italia, all'aperto e in spazi allestiti con cura. E questo avviene da sessant'anni. Dalla nascita, cioè, della filiera avicola UnaItalia, l'associazione di categoria che promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova, un Made in Italy autosufficiente che crea ricchezza per circa 8 miliardi di euro all'anno ma con un volume d'affari di 21,7 miliardi (pari allo 0,45% del Pil 2018), come tiene a ribadire il presidente Antonio Forlini.

Qualche numero. Alla filiera lavorano 83mila addetti di 6.300 allevamenti professionali; siamo il sesto produttore dell'Ue (comanda sempre la Polonia) dietro alla Spagna; dal 2016 il consumo di carni bianche ha superato la roccaforte delle carni suine (35 per cento contro il 30), allineando il nostro Paese alla quasi totalità del mondo che pensa ai costi e, perché no, al computo delle calorie quotidiane. Esempio: la carne di tacchino apporta 105 calorie per 100 grammi rispetto alle 150 del manzo alle 180/250 del maiale. Altra credenza da sfatare, quella del pollo agli ormoni. In realtà l'ormone è fuorilegge ma soprattutto antieconomico in quanto non essendo il pollo un mammifero non avrebbe senso somministrare ormoni a un animale che non raggiunge la maturazione sessuale.

Quanto ai dati sui consumi, nel 2018 sono state prodotte 1.314.000 tonnellate di carni avicole e 12 miliardi e 253 milioni di uova. Gli italiani nel 2018 hanno consumato circa 20,4 chili pro capite di carni bianche e 208 uova. A trainare i consumi delle famiglie sono sempre i panati e preparati (+9% in volume e +10 in valore), prediletti per la facilità, la velocità di preparazione e la reperibilità sempre crescente nei supermercati. Inoltre, lo sbarco in Italia di una nota catena statunitense specializzata nella preparazione del pollo fritto sta facendo il resto, indirizzando il mercato della carne bianca nei fast-food. Morale della favola: un recente sondaggio vede il 59% degli italiani preferire il pollame alle carni rosse, percentuale che nei bambini arriva al 95%. Dieci anni fa era esattamente il contrario.

«I dati confermano l'eccellenza di un comparto zootecnico strategico che garantisce prodotto e filiera al cento per cento Made in Italy - dichiara Forlini- con fatturato in crescita del 75% in 10 anni. Ma per non perdere solidità e autosufficienza occorre accedere ai nuovi mercati». Forlini ricorda che è ancora fermo il dossier Cina sul quale si chiede da tempo una cabina di regia tra Mipaaft, il ministero della Salute, degli Affari Esteri e il Mise.

«Servono poi misure di sostegno alla competitività delle imprese - conclude - e all'export che dal 2017 perde il 3,9 per cento l'anno».

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