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L'Italia è in recessione ma il governo si salva: ora niente manovra bis

L'Istat non fa sconti: il Pil è negativo (-0,2%) Padoan può smentire le misure correttive perché sono escluse dal patto di Stabilità Ue

L'Italia è in recessione ma il governo si salva: ora niente manovra bis

Gli uomini dell'Economia hanno provato fino all'ultimo momento a convincere l'Istat ad ammorbidire il dato sul Pil del secondo trimestre. Il tentativo puntava a portare la crescita, almeno, a zero. Ma quando ieri mattina i tecnici dell'Istituto centrale di statistica hanno fatto vedere loro i dati finali, anche all'Economia hanno alzato le braccia.

Risultato: nel secondo trimestre dell'anno - ha certificato l'Istat - la crescita è stata negativa per lo 0,2%. Con un andamento tale da far prevedere di chiudere il 2014 in recessione dello 0,3%: il dato più brutto degli ultimi anni.

Un risultato che ha sorpreso un po' tutti. In primis, Borsa e spread. Piazza Affari ha ceduto il 2,7%. Lo spread è risalito a 171 punti, anche per il repentino calo dei tassi sui titoli tedeschi presi a riferimento. Nessun centro di previsione (Ocse, Fondo monetario, Unione europea) prevedeva una flessione così brusca. Nessuno credeva a quel +0,8% scritto nel Documento di economia e finanza (Def). Ma tutti limitavano la crescita di quest'anno allo 0,2/0,3%. Il segno «meno» prima dello zero non l'avevano preso in considerazione. Invece è arrivato come una doccia gelata.

«Dobbiamo invertire la rotta», dice Matteo Renzi. «Dipende solo da noi». Il presidente del Consiglio rilancia il programma dei «mille giorni», che partirà il 1° settembre. Secondo lui, rappresenta «la concreta possibilità di far ripartire la speranza e la crescita». Riconosce che gli «80 euro» e la riduzione del 10% dell'Irap sulle imprese hanno segnato «un passaggio storico, ma non ancora sufficiente» a far ripartire il Paese. Da qui, l'appuntamento con i «mille giorni».

Pier Carlo Padoan assicura che «non c'è nessuna manovra dietro l'angolo». Insomma, nessun intervento per correggere l'andamento del 2014. Il portavoce del commissario Ue Katainen ritiene però inevitabile che il dato del Pil avrà «un impatto negativo sui conti pubblici. Anche se - precisa - è troppo presto per aggiornare le previsioni di deficit per il 2014».

In realtà, il peggioramento del deficit è questione aritmetica più che economica. Al Mef, ma anche a Bruxelles, sanno benissimo che se il Pil passa da una previsione di crescita dello 0,8% a una proiezione su base annua di -0,3%, lo scarto è 1,1 punti. Il disavanzo reagisce all'andamento del Pil in funzione del 50%: se aumenta o diminuisce di un punto, il deficit migliora o peggiora di mezzo punto. Quindi, il calcolo è presto fatto. Rispetto a un deficit atteso quest'anno al 2,3% è verosimile che questo aumenti a fine anno fino a sfiorare il 2,9%.

Non solo. A Bruxelles conoscono le virgole del patto di Stabilità. E lì c'è scritto che quando il ciclo congiunturale di Paese peggiora rispetto alle previsioni (come nel caso italiano), possono essere allentati i criteri del rigore. Specularmente, quando migliora le manovre devono essere rafforzate.

Per queste ragioni, Padoan dice che non serve una manovra correttiva quest'anno. In quanto, una volta tanto, l'interpretazione del Patto è a favore dell'Italia. E, comunque, il deficit rimarrà sotto il 3%. In compenso, in modo forse improvvido, il sottosegretario all'Economia Morando annuncia che «la sessione di bilancio 2015/18 sarà molto impegnativa», lasciando intendere che la prossima legge di Stabilità sarà lacrime e sangue.

Mentre Renzi punta ad ottenere sconti proprio sul lato del rigore, in cambio delle riforme strutturali.

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