Cronache

L'odio a orologeria del partito delle toghe: "Troppe volte la giustizia taliana è stata lasciata sola"

Tra i magistrati c'è spazio solo per accuse e vittimismo. Nessuna autocritica, puntano il dito contro i tagli e l'opinione pubblica

MilanoPiù emozione che lucidità. Il sentimento prima della ragione. Il partito dei giudici si accartoccia sulle proprie sofferenze, sulle incomprensioni e sulle polemiche di questi anni. Scatta il riflesso pavloviano dell'ideologia corporativa. «La giustizia è stata lasciata sola», afferma il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli. Sabelli parla a Milano, nell'aula magna del Palazzo di giustizia, e in qualche modo rilancia quel che a caldo, poche ore dopo lo sparo, aveva affermato Gherardo Colombo, oggi consigliere d'amministrazione della Rai, ma in passato storico pm del Pool Mani pulite, uno dei protagonisti della fiction di Sky. Colombo aveva parlato di un «clima anti-giudici». Sabelli segue questa linea che interpreta l'insofferenza di tante toghe verso le critiche aspre mosse da più parti, comprese il Giornale , contro i giudici italiani. E lette come una sorta di delegittimazione strisciante. «Siamo qui per chiedere rispetto -spiega Sabelli in un'aula strapiena - i fatti tragici» accaduti «hanno un valore direttamente simbolico» perchè «rappresentano «la solitudine in cui tante volte è stata lasciata la giustizia». Sabelli parla al plurale come è plurale il sangue versato nella cittadella del diritto, ma è chiaro che anzitutto si riferisce ai colleghi. Ai magistrati che un tempo venivano osannati e ora si sentono sotto assedio e di volta in volta puntano il dito in tutte le direzioni: contro le contumelie e le leggi del berlusconismo, contro il Governo Renzi che assottiglia le ferie e introduce la responsabilità civile che, sia detto fra parentesi, rischia di essere un brodino caldo. E poi contro il taglio delle risorse messe a disposizione degli operatori e contro i tanti, i troppi che ce l'hanno con loro. Nessuna autocritica, molte critiche. Sabelli sgrana il rosario delle sue geremiadi: la sparatoria è il frutto delle «troppe tensioni che si raccolgono sulla giustizia» e della «troppa rabbia che si genera su chi esercita la giurisdizione».

Un po' di tutto toccando le corde del politicamente corretto. La politica. I poteri. La manipolazione dell'opinione pubblica. I soldi che arrivano con il gontagocce. E nessuno che faccia notare che i giudici hanno perso parte del loro carisma anche per colpa loro, dei ritardi, delle lungaggini, degli arresti fuori bersaglio, dei processi dalle sentenze imprevedibili come quiz. Nessuno che ricordi che ci sarà pure un problema di budget e che ai carabineri dislocati a Palazzo fanno storie sugli straordinari ma sulla carta non c'è luogo più asserragliato e fortificato del Tribunale di Milano, con la presenza quotidiana di decine di divise di tutti i corpi. Nessuno che si azzardi a ricordare che forse le energie delle forze dell'ordine vanno razionalizzate più che aumentate a dismisura, nessuno, soprattutto che faccia qualche domanda al procuratore generale che è il responsabile della sicurezza all'interno dell'edificio: Claudio Giardiello è rimasto per troppi minuti fra le mura piacentiniane. Un cancelliere l'ha indicato alle forze dell'ordine gridando: «E' lui, è lui», ma nessuno l'ha inseguito. Certo, sull'Italia aleggia sempre il pulviscolo accecante delle competenze e poi c'è il Comune che lesina sulla paga dei vigilantes all'ingresso e, insomma, a questioni complesse risposte complesse. Lo stesso Presidente della repubblica ha steso il suo autorevole mantello sui magistrati stigmatizzando il «discredito anche strisciante».

Sacrosanto. Ma non ci si può accontentare di repliche scontate. Senza un controcanto. Intinte nell'inchiostro dell'ovvio. E invece scendono in campo le vestali del vittimismo. Lacrime e applausi. L'arrocco. In serata, alla Vita in diretta , Colombo stempera i toni utilizzando le parole di Mattarella: «Vorrei più dialogo e meno conflitto. C'è troppo discredito verso le istituzioni. Tutte le istituzioni». Perfetto. Antiretorico. Finalmente senza rivendicazioni di categoria.

Speriamo che sia la «svolta» buona.

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