Cronache

L'odissea dell'ex ambasciatore con due nomi. Morto da un anno, per l'Inps ha tre codici fiscali

A Luigi Maria Fontana Giusti lo Stato ha affibbiato anche un'identità femminile

L'odissea dell'ex ambasciatore con due nomi. Morto da un anno, per l'Inps ha tre codici fiscali

Un uomo, due nomi di battesimo e tre codici fiscali. Due maschili e anche uno femminile. Perché se il secondo nome è Maria non si sa mai.

In un'epoca di furti di identità digitale, l'Agenzia delle Entrate è previdente e ne arriva ad assegnare addirittura tre alla stessa persona. Una storia pirandelliana capitata a Luigi Maria Fontana Giusti, un ambasciatore che ha rappresentato quasi quarant'anni di storia del nostro Paese, morto nell'agosto scorso a 88 anni, e che, come milioni di italiani, soprattutto delle generazioni del passato, aveva come secondo nome Maria.

Ieri uno dei suoi figli andando all'Inps, poi diremo perché, ha scoperto che suo padre non aveva soltanto un codice fiscale. L'impiegato, stampando il Cassetto Previdenziale del Cittadino, si è accorto che ne aveva tre. Due maschili e uno femminile. Un codice fiscale corrispondente soltanto al suo primo nome, Luigi Fontana Giusti, e due riferiti al cognome e nome integrali e corretti, Luigi Maria Fontana Giusti. Però, attenzione, uno contraddistinto dalla lettera finale G che identifica gli uomini, e l'altro dalla lettera K che identifica le donne.

Tre identità in una, con cambio di sesso incorporato, da mandare in crisi anche i personaggi di Stevenson e di Wilde, che risalgono certamente al 1973, quando l'Agenzia delle Entrate iniziò ad assegnare il codice alfanumerico ad ogni italiano. Ed è una fortuna che in quasi 50 anni non siano arrivati accertamenti fiscali e tributari alle due identità fantasma di Fontana Giusti.

Un ambasciatore che ha avuto sì, nella realtà, un'ammirevole doppia vita. Perché dopo essere stato dalla fine degli anni Cinquanta in un periodo intrigante della nostra storia, un autentico uomo delle istituzioni e rappresentante dell'Italia ai massimi livelli, tra l'altro come ambasciatore anche in Francia e in Turchia, all'Ocse e all'Onu, come consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Giovanni Goria, come ministro consigliere in Canada e in Austria, ha virato la sua esistenza e si è dedicato agli ultimi, ai clochard delle strade di Roma, come volontario tra i carcerati di Regina Coeli e anche tra i Rom che si riuniscono nella chiesa San Roberto Bellarmino, a Roma. Diventando un esemplare ambasciatore degli ultimi.

Ma lo Stato è andato oltre, e non gli ha assegnato soltanto tre identità. Da un anno, da quando non c'è più, l'Inps, nonostante la segnalazione dei figli, ha continuato a versargli la pensione sul suo conto corrente bancario, congelato e poi chiuso, come capita in questi casi, al momento della sua morte. E dunque per un anno il versamento è ritornato al mittente senza che nessuno dell'Inps si domandasse il perché.

C'è da chiedersi cosa ci stia a fare la ridondante Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione dell'Inps. E qui sì bisognerebbe scoprire le vere identità di chi dovrebbe intervenire in tempo reale sull'anagrafica dei suoi iscritti.

Ma come scriveva Saramago: «Sapere dov'è l'identità è una domanda senza risposta».

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