Politica

Sì al "supercanguro", l'Italicum accelera

L'ok all'emendamento spazza via oltre 35mila proposte di modifica La Camera «resuscita» i cinque senatori a vita di nomina quirinalizia

RomaDi fatto si è trattato di un «uno-due» perfetto e micidiale. Tra Camera e Senato, ieri, le fronde di Forza Italia e del Partito democratico hanno perso vigore e smalto consegnando al prosieguo di questa legislatura una nuova «maggioranza». Prima al Senato e poi alla Camera due importanti decisione politiche sono state ratificate da una nuova maggioranza. L'Italicum ha visto la luce fuori dal tunnel delle pastoie parlamentari grazie al cosiddetto «emendamento Esposito».

Ieri è infatti passato con 175 voti favorevoli, 110 contrari e due astenuti, l'emendamento proposto dal senatore torinese Stefano Esposito che, di fatto, ha tagliato 35mila proposte di modifica alla legge elettorale. Nel testo sono previsti, tra l'altro, un premio di maggioranza alla lista che ottiene il 40 per cento dei consensi; il ballottaggio; cento capilista «bloccati», soglia minima del 3 per cento, doppia preferenza di genere, e la cosiddetta «clausola di salvaguardia» al primo luglio 2016.

Un risultato che delinea più che altro una nuova minoranza nella quale sembrano confluire la fronda fittiana di Forza Italia (quindici senatori non hanno votato a favore della riforma) e i 22 senatori del Pd che avrebbero voluto far passare, invece, gli emendamenti del senatore Miguel Gotor contrario alle liste bloccate. L'aula di Palazzo Madama è stata anche teatro di un vivace dibattito animato dal senatore Vincenzo D'Anna di Gal (Grandi autonomie e libertà). Il senatore casertano ha inveito contro un voto che smaschera - a suo dire - il servilismo di molti suoi colleghi. D'Anna ha descrito lo stesso emiciclo di Palazzo Madama come affollato da «un sacco di persone intossicate di salamelecchi, di inchini talmente profondi che a molti di loro gli si vede il culo a furia di abbassarsi e non è un bel vedere». Subito censurato dalla presidente di turno dell'assemblea. L'approvazione dell'emendamento Esposito ha scatenato la verve di un altro senatore, altrettanto incline - per l'occasione - a un linguaggio «disinvolto». Si tratta del leghista Stefano Candiani che prima del voto ha invitato i colleghi a riflettere sui rischi del cosiddetto «emendamento Esposito» che non ha avuto remore nel definire «Merdinellum». D'altronde la giornata non era iniziata nel migliore dei modi visto che sempre dai banchi della Lega era addirittura volata una penna a sfera all'indirizzo della presidenza quando la presidente di turno Valeria Fedeli.

Curioso che tutto ciò di cui si discuteva (animatamente) al Senato riguardasse la futura Camera dei deputati, mentre a Montecitorio il percorso della riforma costituzionale parlava del futuro assetto di Palazzo Madama. Anche in questo caso la nuova «maggioranza» ha mandato al tappeto le fronde di Forza Italia e del Partito democratico ripristinando la figura dei senatori a vita nella composizione del prossimo Senato delle autonomie. L'Aula della Camera ha approvato, infatti, l'emendamento di Ettore Rosato (Pd) che ripristina i senatori a vita con 302 voti a favore e 133 contrari. La figura dei senatori di nomina presidenziale era stata eliminata dal provvedimento in commissione Affari costituzionali, dove su questo punto il governo era stato battuto. Deputati democratici, fra i quali Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Rosy Bindi, sono intervenuti per annunciare il loro dissenso sull'emendamento e non hanno partecipato al voto. Dai banchi di Forza Italia hanno espresso un'opinione simile, tra gli altri, Maurizio Bianconi e Pietro Laffranco.

Il prossimo Senato sarà quindi composto da 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica.

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