Cronache

Luca colpito con la mazza prima di essere ucciso. La famiglia molla "Nastia"

Gli esiti dell'autopsia. I genitori della vittima: «Anastasiya mente». Ritrovato lo zainetto

Luca colpito con la mazza prima di essere ucciso. La famiglia molla "Nastia"

Roma Colpito agli arti superiori e sulle spalle con un oggetto contundente. Come una mazza da baseball. Fatale il proiettile alla regione temporale. Lo rivela l'autopsia eseguita ieri sul corpo di Luca. È lui, non Anastasiya, a esser preso a mazzate. La ragazza, secondo testimoni chiave, non era nemmeno presente al momento dell'aggressione. «È arrivata dopo», rivelano. «Perché Anastasiya mente?». Se lo chiedono i famigliari della vittima assieme ai loro legali. «Luca non aveva nulla a che fare con quel giro - spiega al Giornale l'avvocato Paolo Salice - tanto che i suoi organi sono stati donati e l'esame tossicologico è risultato negativo. Chi copre l'ucraina?».

E spuntano due testimoni oculari: «Luca l'ha spinto a terra, lui si è avvicinato a due metri, ha estratto una pistola dalla cintola e ha esploso un colpo». Ancora. «Un ragazzo si è incamminato lungo la strada con un braccio teso lungo il corpo, all'altezza dell'incrocio ha alzato il braccio quindi, subito dopo un breve fragore, si è visto un lampo di luce provenire dalla mano che impugnava qualcosa». Sono Domenico Costanzo Marino Munoz e Christian Firmino Macchia, a inchiodare Valerio Del Grosso e Paolo Pirino per l'omicidio del 24enne Luca Sacchi. I due indagati, poco prima di entrare nel carcere romano di Regina Coeli, avevano detto tutto e il contrario di tutto. Il primo dichiara al pm Nadia Plastina: «Non volevo ucciderlo, volevo solo spaventarlo». Ai suoi amici, Valerio Rispoli, Manuel Incani e Nikol Albenzi, mimando il gesto con una mano, racconta: «Non volevo ucciderlo, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire alla testa», come si legge sull'ordinanza di convalida firmata sabato dal gip Corrado Cappiello. «Paoletto» davanti al pm si dissocia, dicendo di non sapere che Valerio era armato. È la ragazza di Del Grosso, Giorgia D'Ambrosio, a riportare le sue parole. I due sono in fuga. Giorgia ancora non sa che Valerio vuole nascondersi. Lui le ha appena confessato: «Ho fatto un casino». E in una camera d'albergo il 21enne racconta ciò che è accaduto. «Mi passa a prendere alle 23,15 (di giovedì ndr) con una Smart chiara guidata da Paolo Pirino. Prendiamo la tua 500 Fiat? mi chiedono. Valerio scende varie volte per parlare con alcuni conoscenti. Mi sono preoccupata, Valerio mi dice che mercoledì era assieme a Paolo Pirino, questi aveva dato una bastonata a una persona, non specificandomi il motivo e il nome della vittima».

Durante la notte «aggiunge che in questa circostanza aveva esagerato». La Smart vista da decine di persone viene presa a noleggio e riconsegnata il giorno dopo l'omicidio con il paraurti anteriore spaccato. Pirino cambia auto e va a casa della nonna, a Tor Pignattara. Quando arrivano i poliziotti in casa trovano la compagna, Aurora Meo. «Paolo è scappato in maglietta, calzoncini e ciabatte. Mi ha detto solo: Io non c'entro un c». Gli agenti lo trovano sul terrazzo, al buio, al di là di una cancellata. Valerio Del Grosso, invece, è in una stanza d'albergo a Tor Cervara. Il 21enne rivela dove si è liberato della refurtiva: il portafogli con i documenti fra i cespugli in un parcheggio di Casal Monastero, in un tombino il bossolo del proiettile avvolto in un guanto di lattice, a Tor bella Monaca lo zainetto rosa, «la mazza da baseball usata per colpire la ragazza - si legge sull'ordinanza - in uno svincolo del Gra». All'appello manca il denaro e la 38 special. Dove sono finiti? Secondo i testimoni le persone interessate all'affare da diverse migliaia di euro non sono solo Anastasiya e Luca. Ci sarebbe almeno un terzo uomo, Giovanni Princi, già processato per droga.

Simone Piromalli e Valerio Rispoli, invece, sono gli emissari da mandare in avanscoperta per incontrare i possibili acquirenti e permettere lo scambio.

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