Cronache

Luca si difese dai colpi: sequestrati i telefonini

I segni della mazza usata contro di lui su viso e braccia. Dai tabulati le trattative per la droga

Luca si difese dai colpi: sequestrati i telefonini

Roma - Omicidio alla Caffarella. Sequestrati i cellulari degli indagati. Sono gli smartphone di Giovanni Princi, Paolo Pirino, Simone Piromalli, Valerio Rispoli e della vittima, Luca Sacchi. Gli inquirenti non hanno disposto il sequestro del telefono di Anastasiya Kylemnyk nonostante i tabulati abbiano dimostrato rapporti continui fra l'ucraina e Pirino. Perché? La 25enne è testimone e vittima dell'aggressione avvenuta davanti il pub John Cabot. «La compravendita di droga - sottolineano i carabinieri - sarà oggetto di un'altra inchiesta». Fascicolo in cui Anastasiya potrebbe far parte degli indagati. Il telefono di Del Grosso, invece, è scomparso.

Mentre i familiari del ragazzo ucciso attendono che le autorità concedano il nulla osta per riavere la salma e organizzare i funerali, gli arrestati sarebbero pronti a nuovi interrogatori. Davanti al pm prima, al gip dopo i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. «Sono sconvolti, hanno bisogno di riordinare le idee» spiega Alessandro Marcucci, difensore del pasticcere di Casal Monastero. Il ragazzo di borgata denunciato dai suoi genitori, Valerio, ha chiesto scusa ai familiari di Luca mentre «Paoletto» scarica l'amico. «Non sapevo che aveva portato con sé un revolver». Una vicenda tutta da chiarire. I punti chiave, le questioni che non tornano, sono tanti. Manca l'arma del delitto, il revolver calibro 38 special. Che fine ha fatto? Nonostante le indicazioni dell'arrestato («Ho tolto il tamburo e l'ho gettato su un'aiuola a Tor Bella Monaca»), polizia e carabinieri non hanno trovato nulla. A chi è stata riconsegnata l'arma? Gli investigatori, in compenso, hanno recuperato il bossolo del proiettile che ha colpito e ucciso Sacchi.

Ben nascosto all'interno di un tombino, avvolto in un guanto di lattice blu da chirurgo, era in via Conti di Rieti, a Casal Monastero. Appartiene a un'arma che ha già sparato? «Attendiamo i risultati della perizia e delle comparazioni balistiche» dicono in Procura. Il denaro è il secondo punto da chiarire. Quanti soldi c'erano nello zainetto di pelle rosa di Anastasiya, ritrovato anche questo a Tor Bella Monaca? Nessuno è in grado di stabilire la cifra sottratta da Del Grosso e Pirino alla donna. Poche migliaia o decine di migliaia di euro come sosterrebbe qualcuno? Tre. A chi andava consegnato il denaro scomparso? Gli assassini non parlano. Una questione che porta a varie ipotesi, fra queste: Anastasiya e il gruppo di «bravi ragazzi» della Caffarella fanno affari con i clan di San Basilio e «Tor Bella». Devono soldi a qualcuno, probabilmente per una partita di «roba» non pagata. O devono pagarne una in arrivo. A riscuotere ci mandano Del Grosso e Pirino. L'auto è presa a nolo, la mazza per ogni evenienza. Luca picchia duro, lo sanno bene tanto che a Valerio viene data una P38.

Quando le cose si mettono male e le mazzate non bastano, Del Grosso lo fredda con un colpo secco.

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