Economia

L'Ue apre alla bad bank italiana "Ma non paghino i contribuenti"

Vestager detta la linea a Padoan: sì allo strumento per recuperare i prestiti difficili. Esclusi però gli aiuti di Stato: formula che con le nuove regole prevede il contributo dei correntisti

L'Ue apre alla bad bank italiana "Ma non paghino i contribuenti"

Bruxelles tiene i riflettori bene accesi sulla «bad bank» all'italiana e detta la linea al Tesoro. Su un punto il commissario Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, ieri è stata chiara: non dovranno essere i contribuenti a «pagare» il maggior costo della cessione dei crediti incagliati degli istituti nostrani.

Dunque spetta all'Italia studiare il modo di evitare gli aiuti di Stato. Anche perché, se ci fossero, scatterebbe la nuova regola del «bail in» per gli istituti avvantaggiati, ossia il meccanismo di salvataggio approdato ieri sera in Consiglio dei ministri, che implica una contribuzione da parte di detentori di bond e anche dei correntisti (sopra i 100mila euro di depositi) della banca beneficiaria degli aiuti.

La posizione europea è stata illustrata prima in mattinata davanti alle commissioni Industria, Attività produttive e Politiche Ue riunite di Camera e Senato: durante l'audizione, Vestager si è detta «fiduciosa» che possa essere trovata con le autorità italiane una soluzione sullo strumento che dovrebbe acquistare i prestiti difficili o impossibili da recuperare. Ma poi ha sottolineato: «Se si trasferisce un prestito che non viene ripagato a qualcuno che può assumersi un rischio maggiore allora il costo aumenta, e quel prezzo deve essere valutato a valore di mercato, e se non lo è qualcuno deve pagare la differenza, e quel qualcuno non dovrebbe essere il contribuente, ci piacerebbe evitarlo».

Pare, dunque, sia stato poco apprezzato il tentativo del governo Renzi di creare una sorta di «mercato artificiale» per le sofferenze bancarie, cioè di calcolare il loro prezzo «teorico» in assenza di scambi effettivi, piuttosto di lasciar decidere il mercato vero. «Le banche più grandi iniziano a comprare questi prestiti incagliati, quindi si fissa gradualmente un prezzo di mercato per questi prestiti incagliati e in qualche maniera si ripristina un'economia di mercato», ha fatto notare il Commissario.

L'audizione in Parlamento è stata seguita da un faccia a faccia con il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan. Al termine dell'incontro, la Vestager non si è sbilanciata sui tempi di un eventuale accordo: «Entro il 2015? Non posso ipotizzare una data, spero che si possa andare avanti velocemente» ma una soluzione «dipende anche dalla situazione economica e dalla dimensione del portafoglio» dei crediti deteriorati «e del settore».

Sul tavolo del confronto con Padoan, anche un aggiornamento sullo stato di avanzamento della riforma delle popolari e il possibile ruolo del Fondo di garanzia dei depositi nella gestione delle crisi bancarie. Dopo l'intervento nella Cassa di risparmio di Ferrara, il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), consorzio al quale aderiscono tutte le banche italiane, potrebbe infatti entrare anche nel capitale di Banca Marche e di Banca Etruria.

«Sono stati valutati positivamente i progressi sui diversi dossier condivisi tra le due istituzioni, e in particolare quelli relativi alla gestione dei crediti in sofferenza, al recepimento della direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche e in generale alla gestione delle crisi bancarie e al ruolo che in esse può avere il fondo di garanzia dei depositi», si legge in una nota diffusa dal Tesoro.

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