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L'Ue certifica il bluff sugli immigrati

I ricollocamenti? Solo 6mila eritrei, gli altri ce li terremo. E l'Austria già si sfila

L'Ue certifica il bluff sugli immigrati

Lodovica Bulian

I numeri, prima: 51% in più rispetto al 2016, 115% sul 2015. La fotografia delle 22mila persone sbarcate in Italia negli ultimi tre mesi ci ricorda che se il 2016 doveva essere l'anno nero, con oltre 181mila migranti arrivati sulle nostre coste, quello appena iniziato rischia di finire oltre ogni previsione. Gli arrivi hanno già doppiato quelli dello stesso periodo 2016. La rotta migratoria dalla Libia alla Sicilia sembra esplosa dopo gli accordi internazionali che hanno bloccato solo le partenze dalla Turchia ma hanno condannato l'Italia a essere l'unica porta d'accesso in Europa. Nel suo cuore, in Campidoglio, solo poche ore fa i 27 leader festeggiavano l'anniversario dei Trattati predicando unità e solidarietà tra gli Stati di fronte alla sfide dell'immigrazione, ma nel Mediterraneo si continua a navigare verso la Sicilia. E a morire. Le promesse di ricollocare tra gli Stati Ue oltre 160mila persone accolte in Italia e Grecia si sono miseramente infrante: finora appena 4.438 persone hanno lasciato il nostro Paese per essere ospitate da altri Stati membri. Il fallimento, destinato a ripetersi, è stato certificato ieri dal commissario all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos: «Il numero di migranti presenti in Italia eleggibili per il programma di trasferimento in altri Paesi ammonta a circa 6mila richiedenti asilo». Una goccia nel mare per le nostre strutture di accoglienza, che ne ospitano 174mila. «Questo numero può aumentare a seconda degli arrivi e queste persone devono essere redistribuite entro settembre», ha aggiunto Avramopoulos. Peccato che il cortocircuito ormai sia noto: nei criteri fissati dalla Commissione vengono ammesse alla relocation solo le nazionalità per cui la percentuale di riconoscimento della protezione internazionale a livello europeo sia pari o superiore al 75% delle decisioni in primo grado. Di fatto, superano i requisiti richiesti Burundi, Eritrea, Maldive, Oman, Qatar, Siria e Yemen. Un elenco che riguarda in minima parte i migranti che sbarcano in Italia, dove eritrei e siriani sono appena il 2%, mentre per gli altri non esiste nemmeno un conteggio preciso tanto la percentuale è irrisoria. I richiedenti asilo provengono soprattutto da Nigeria, Guinea, Bangladesh, Costa d'Avorio.

Non bastasse l'inefficacia di un sistema che insieme al regolamento di Dublino penalizza l'Italia, ieri l'Austria ha annunciato che è pronta ad abbandonare il programma.

Il ministro della Difesa Hans-Peter Doskozil ha fatto sapere che il suo Paese ha accolto abbastanza e che non intende farsi carico di altri profughi dal nostro Paese e dalla Grecia. «Credo che l'Austria abbia dato un contributo umanitario sufficiente». Finora non aveva accolto neanche uno dei 1.491 richiedenti asilo in trasferimento dalla Grecia e nemmeno degli altri 462 dall'Italia, e dopo diversi richiami della Commissione stava per aprire le porte al primo gruppo di 50 minori non accompagnati che dovevano partire dal nostro Paese. Dove, invece, continuano ad arrivare. Se sono sbarcati oltre 2mila da gennaio a oggi. Minorenni. Soli.

Proprio come l'Italia in Europa.

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