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L'Ue ci chiede pagamenti più rapidi

Lettera sui rapporti tra Pa e aziende. Rilievi anche su balneari e assegno unico ai migranti

L'Ue ci chiede pagamenti più rapidi

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Rimarrà deluso chi cercherà di leggere le lettere d'infrazione inviate dalla Commissione europea all'Italia sui balneari, l'assegno unico e il deferimento per non aver applicato le regole della direttiva sul ritardo dei pagamenti, come una bocciatura alle politiche del governo o al nostro paese.

Si tratta infatti di uno strumento che la Commissione Ue può inviare agli stati membri per richiamarli al rispetto delle normative europee e che si inserisce nell'ambito di una trattativa politica.

Nel caso dei balneari la missiva è stata inviata all'Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein poiché, secondo la Commissione, «la legislazione viola il diritto dell'Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo». La lettera è datata 15 novembre e, come spiega una portavoce della Commissione Ue «dà ora al governo italiano due mesi per fornire risposte e allora decideremo sui prossimi passi. È un parere motivato e non pregiudica le trattative continue che avremo con le autorità italiane». Secondo la Commissione l'esito del tavolo tecnico sui balneari per cui la quota di aree occupate dalle concessioni equivale al 33% delle aree disponibili, «non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare». A detta del parlamentare di Fdi Riccardo Zucconi, «le interpretazioni al negativo, ancor prima di averne conosciuto i contenuti, non ci paiono logiche».

La seconda missiva inviata da Bruxelles all'Italia riguarda invece l'assegno unico introdotto a marzo dell'anno scorso poiché, secondo la Commissione, «la legislazione viola il diritto dell'Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo, il che si qualifica come discriminazione». L'Italia aveva già risposto a una lettera europea di costituzione in mora ma, secondo l'esecutivo comunitario, «la risposta non affronta in modo soddisfacente i suoi rilievi». Il governo ha perciò due mesi per replicare e adottare le misure necessarie dopodiché la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.

L'Italia, insieme al Belgio e alla Grecia, è stata già deferita per non aver applicato correttamente le regole della direttiva sul ritardo dei pagamenti che obbliga le autorità pubbliche a pagare le fatture entro 30 giorni (o 60 giorni per gli ospedali pubblici). Si tratta in questo caso di una procedura di infrazione avviata nel 2021 a cui però l'Italia «non ha ancora presentato alcuna modifica per adeguare la propria legislazione».

Per ridimensionare l'entità delle lettere di Bruxelles vale la pena citare i dati della Commissione europea: nel 2022 risultavano aperte 1.

991 procedure di infrazione verso gli stati membri di cui ben 551 nuove procedure e, sebbene l'Italia abbia vari casi pregressi aperti, risulta tra le nazioni più virtuose in termini di nuove procedure insieme alla Francia e all'Estonia, al contrario dell'europeista Belgio che guida la classifica delle infrazioni aperte.

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