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Lui si autocelebra: "Con le riforme il Paese cresce"

Il bilancio dei 24 mesi: "Siamo affamati di cambiamento come il primo giorno"

Lui si autocelebra: "Con le riforme il Paese cresce"

Roma «Ho la stessa fame del primo giorno». Il premier fa un bilancio dei primi due anni di governo e prima di passare a elencare i suoi «meriti» avverte: «C'è ancora molto da fare. Siamo affamati di cambiamento. La legislatura finisce nel febbraio 2018 - ricorda il premier durante l'incontro alla stampa estera dove ha tracciato il bilancio dei primi 24 mesi come inquilino di Palazzo Chigi -. È certo che in due anni molte iniziative stanno andando avanti, l'Italia aveva il segno meno come Pil e ora ha il segno più, così come sull'occupazione con il Jobs Act, c'era una legge elettorale bloccata che abbiamo fatto, fino alla riforma della scuola».

Per i numeri puntuali rimanda alle slide che il governo ha reso pubbliche nei giorni scorsi. Renzi parla a braccio cercando sempre l'effetto. Come un grande comunicatore che aspetta di affascina con i paradossi retorici. E in effetti la platea (giornalisti italiani ma soprattutto stranieri) scoppia in una prevedibile risata quando annuncia l'inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria il prossimo 22 dicembre. Il suo, spiega, è un governo che vuole proiettare il Paese nel futuro, quindi non bastano le riforme fin qui portate a termine. Di quelle già archiviate va ovviamente fiero ma di una soprattutto vuole sottolineare l'importanza: la nuova legge sulla cooperazione internazionale. «Non voglio essere l'ultimo al tavolo del prossimo G7 quando si parlerà di aiuti». Poi manda un messaggio ai Paesi dell'Est dell'Unione europea: «Se non si è solidali sull'immigrazione, credo che alcuni Paesi possano decidere di non essere solidali sulla contribuzione». .

Ovviamente gli occhi della Ue sono puntati anche sulla capacità di rispettare il fiscal compact e a tal proposito Renzi replica: «Anche se la spesa pubblica scende meno del previsto, l'importante è che scenda. L'Italia ha fatto una spending di 25 miliardi. Cottarelli ne aveva chiesti 20. Il deficit all'epoca di Monti era del 3,7 e oggi è del 2,5% sul Pil. Rifiuto, però, di considerare l'austerità come fine a se stessa». Il giudizio che teme di più, ovviamente non è quello dei giornalisti, bensì degli elettori chiamati a giudicare non solo questi due anni passati ma anche i prossimi due quando a febbraio 2018 terminerà la legislatura.

È per questo motivo che il governo ha inaugurato proprio ieri la sua pagina Facebook dove chiede agli stessi utenti del social network di indicare quali sono le priorità di cui far carico il suo gabinetto.

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