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Luigi a Matteo: irresponsabile E i 5 stelle evocano la crisi

Buffagni: «È già aperta». Di Maio: il leghista non è serio Salvini frena: il governo va avanti, non guardo al passato

Luigi a Matteo: irresponsabile E i 5 stelle evocano la crisi

«V ediamo chi ha la testa più dura», minaccia il leghista. «Non fare il bambino», controbatte il grillino. Scambio di battute al vetriolo tra i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Che i due fossero agli antipodi su tutto e che non si sopportassero era abbastanza evidente essendo l'incarnazione di opposti stereotipi: Nord contro Sud; felpa contro giacca e cravatta; ringhio contro sorriso. Però questa strana coppia per governare deve restare insieme e fino ad ora a denti stretti e mordendosi la lingua era riuscita ad andare avanti pur tra contrasti evidenti nei quali sembrava uscire con le ossa rotte più spesso Di Maio. Contrasti comunque sempre superati anche grazie alla mediazione del premier «sensale» Giuseppe Conte. La mossa di Conte che si è decisamente schierato a favore del No Tav ha fatto saltare il banco e da 24 ore i due vicepremier hanno perso i freni inibitori e se le danno di santa ragione.

È Salvini quello che ha subito alzato la posta minacciando di far cadere il governo se davvero si bloccasse la Tav guadagnandosi così l'appellativo di «irresponsabile» da Di Maio. Ma certo anche il leader del Carroccio non ha nessuna intenzione di far cadere il governo e infatti Salvini ha poi corretto il tiro: «il governo andrà avanti». Nessuna crisi di governo, promette il leader del Carroccio che non ha «nessuna nostalgia del passato» ovvero della coalizione di centrodestra. «Col buonsenso si risolve tutto», assicura. Per ora però non si vede la luce in fondo al tunnel della Torino Lione e i due vicepremier continuano a litigare anche sul modo in cui trascorrere il week end. Salvini dopo aver decretato «lunedì devono partire i bandi per i lavori in territorio francese» cerca di chiudere un confronto che al momento lo vede in difficoltà dicendo: «ne parliamo lunedì».

Ma Di Maio che ha incassato il parere negativo del premier sul Tav e vuol battere il ferro finché è caldo lo incalza: «Non mi si può dire ci rivediamo lunedì: questo è un weekend che deve essere di lavoro». E di fronte all'aut aut del ministro dell'Interno- «i bandi devono partire» - Di Maio gli ricorda a brutto muso che nel contratto di governo era scritto nero su bianco che gli alleati si impegnavano «a ridiscuterne integralmente il progetto». Insomma, insiste il ministro dello Sviluppo Economico: «non si può fare l'arbitro a partita conclusa. L'analisi costi-benefici è stata complessa, non si può dire ora che non convince» e soprattutto «non si può mettere a rischio il governo per un punto nel contratto: è un paradosso». Il vicepremier grillino presenta il conto a Salvini ricordandogli che a lui è toccato far ingoiare provvedimenti sgraditi ai parlamentari Cinquestelle, magari sottintendendo che insomma anche M5s fa sempre in tempo a cambiare idea in merito al rispetto del contratto. «Lo dico anche agli elettori della Lega: cosa poteva accadere se avessi messo in discussione la legittima difesa, che non ho fatto e non farò, o il decreto sicurezza e altri provvedimenti che allora, quando abbiamo scritto questo bellissimo atto di governo, sono entrati in quota Lega? Vi sareste arrabbiati», ribadisce Di Maio.

I Cinquestelle hanno pagato molto in termini di perdita di voti dunque questa volta sembrano decisi a non cedere.

«Credo che non ci sia da aprire una crisi, una crisi è già aperta», riconosce apertamente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, M5s.

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