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L'ultima barzelletta italiana: l'Inps controllerà i fannulloni

Affidereste la sorveglianza della vostra casa a un vigilante un po' avanti nell'età e con qualche problema fisico che vi propone i suoi servigi? 

L'ultima barzelletta italiana: l'Inps controllerà i fannulloni

Affidereste la sorveglianza della vostra casa a un vigilante un po' avanti nell'età e con qualche problema fisico che vi propone i suoi servigi? La risposta del buon padre di famiglia sarebbe negativa ma se la domanda venisse rivolta allo Stato, è tutta un'altra questione.

Il caos generato dall'assenteismo (83,5%) dei vigili di Roma nella notte di Capodanno ha fatto riemergere una vecchia proposta: delegare all'Inps la verifica delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici. A dire il vero, anche la modalità con la quale il progetto è riemerso dal «porto delle nebbie» della commissione Affari sociali della Camera lascia un po' interdetti. Intorno alle 15 di ieri le principali agenzie di stampa hanno riferito della disponibilità manifestata da «fonti Inps» ad accollarsi la gestione delle visite fiscali per la pubblica amministrazione. Comunque, un segnale che la mossa è stata «coordinata» da Palazzo Chigi. Non a caso, ieri Renzi a Courmayeur ha incontrato proprio il neopresidente Tito Boeri. Un'altra mossa mediatica.

I lavoratori statali, infatti, sono soggetti a controlli medici da parte delle singole Asl, mentre quelli del privato vengono monitorati da camici bianchi contrattualizzati dall'Inps. Mentre per evitare che i primi (3,5 milioni il loro totale) facciano i «furbetti» si spendono circa 70 milioni all'anno, l'istituto di previdenza sociale destina solo 13 milioni ai controlli di oltre 22 milioni di dipendenti privati. La differenza di costo non deve sorprendere: le Asl, si sa, sono più care e gli statali ne escogitano una più del diavolo per stare a casa (il profluvio di certificati dei pizzardoni romani lo testimonia). Nel privato l'assenteismo, prima o poi, viene punito e, dunque, i lavoratori tendono ad autolimitarsi.

Lo stesso direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, in un'audizione aveva ipotizzato la possibilità di accollarsi i controlli medici (avendo accorpato l'Inpdap, la previdenza degli statali). La proposta ebbe l'ok del sottosegretario renziano Angelo Rughetti che si era detto favorevole a destinare 35 milioni all'Inps risparmiando il 50% dell'attuale spesa. L'idea fu abbandonata per non aprire nuovi fronti nel già difficilissimo percorso della riforma Madia.

Si può sorvolare sul difficile equilibrio dei conti Inps: la legge di Stabilità 2014 con un assegno da 25 miliardi di anticipi di tesoreria ha ripianato il disavanzo creato dall'assorbimento dell'Inpdap (l'anno appena terminato dovrebbe essersi chiuso con un risultato positivo di 10 miliardi). Ma non si può chiudere gli occhi dinanzi alla spending review dell'istituto che, per quadrare i bilanci, ha tagliato un po' su tutto. A partire dalle visite «d'ufficio» (quelle richieste dalle aziende sono pagate dalle medesime) scese dalle 789mila del 2009 alle 345mila del 2013 il cui costo si è ridotto a 12 milioni. Inoltre dei 1.400 medici impiegati dall'Inps, solo 300 hanno un rapporto di esclusiva con l'istituto. Se il regime cambiasse, lo Stato sarebbe solerte come un'azienda nell'effettuare i controlli? E i 1.

100 medici senza esclusiva sarebbero inflessibili? In Italia dubitare è un obbligo.

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