Politica

L'ultima gaffe di Alfano mette in pericolo Salvini

Il ministro: "Il segretario leghista soffia sul fuoco, meglio Landini di lui". Poi il leader del Carroccio viene lasciato solo dalla polizia contro gli antagonisti. Ira lumbard: si dimetta

L'auto di Matteo Salvini distrutta dagli antagonisti
L'auto di Matteo Salvini distrutta dagli antagonisti

Probabilmente troppo impegnato a raggruppare per conto terzi una maggioranza sempre più scricchiolante, il ministro «senza quid» Angelino Alfano inciampa in un nuovo gradino della sua discendente carriera al Viminale. Il «caso» scoppia all'indomani di uno scambio di «gentilezze» tra Ncd e la Lega di Salvini, accusata di «soffiare sul fuoco» (il leader leghista aveva precedentemente dichiarato di voler «unire il centrodestra: tutti, tranne Alfano»).

Così proprio Salvini finisce a Bologna nel mirino di un gruppo di «antagonisti», durante un suo blitz nei pressi di un campo nomadi. La polizia, preavvisata, dispone un centinaio di uomini a presidio del campo qualche centinaio di metri più in là, mentre l'auto di Salvini viene assaltata e colpita da pugni e sassi. «Abbiamo difeso il ministro Madia, ma una macchina sfasciata vale più di un gelato...», minimizzerà il leader della Lega. E nonostante si dica certo che non sia colpa della polizia, «non credo che non mi abbiano protetto», la polemica investe ancora una volta la disorganizzazione in seno a chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblica. «Violenza fascista, Alfano spieghi», rinfocola su twitter il governatore Maroni, e molti esponenti leghisti chiedono le dimissioni del ministro, del prefetto, del questore. «Maroni è stato ministro dell'Interno e sa benissimo come funziona il sistema delle scorte e delle tutele», risponde Alfano prim'ancora di esprimere «condanna per ogni forma di violenza». Intanto volano parole grosse, tra leghisti e alfaniani, difesi da sparuti esponenti pidì. Il senatore Beppe Esposito rimarca che «chi semina vento raccoglie tempesta»; per Cicchitto la «Lega è incendiaria», Quagliariello consiglia ai leghisti «prudenza»; «solidarietà ma senza passare per fessi», sintetizza il giornale online del Ncd.

Ma il rischio, per la pattuglia guidata da Angelino, resta sempre un po' quello. Non sono momenti facili per il vaso di coccio impegnato a tenere in piedi il ferreo Renzi nonché a scongiurare accordi penalizzanti con Berlusconi. «Se il Patto del Nazareno è fatto per fregare Ncd, sappiano che non abbiamo l'anello al naso e sappiamo vivere da soli», dice Formigoni. Eppure non dev'essere un bel vivere, stare sempre tra l'incudine e il martello, con l'ansia di ritrovarsi senza poltrona da un giorno all'altro («Niente maggioranze variabili o ci sfiliamo», aveva annunciato pomposamente Quagliariello). Il problema presumibilmente sta nel manico, considerando che Alfano si dimena tra proposte di accelerazione a Renzi, sospetti di cordiale entente ora con Grillo ora con Berlusconi, e perfino scimmiottamenti un po' grotteschi delle simpatie renziane. Così per Angelino «è meglio Landini di Salvini» e devono «fare tutti molta molta attenzione, Lega, Sel e M5S» perché «ci aspettano mesi di tensioni sociali fortemente crescenti».

Politica che assomiglia molto al dibattersi della triglia all'amo e che rischia, alla fine, di lasciarlo solo come ieri Salvini di fronte alla pattuglia dei centri sociali. Con una realtà che pare sfuggire sempre un po' dalle mani del ministro dell'Interno, e fronti sociali che si scompongono e ricompongono come meno te li aspetti. Prova ne sia l'attivismo destrorso del capo leghista, arrivato a raccogliere un importante endorsement dal leader della Cgil, Susanna Camusso, ieri in piazza del Popolo a Roma con circa centomila manifestanti e indosso una simpatica maglietta rossa con su scritto: «Arrogance, profumo di premier». La Camusso è stata durissima con il governo: «Basta dilettanti allo sbaraglio», ha detto preannunciando lo sciopero generale «se il governo non dà risposte». A sorpresa ha poi sposato il referendum leghista per l'abrogazione della legge Fornero: «Se la Consulta lo ammette, lo votiamo». Una disponibilità importante, salutata dal plauso di Salvini che si vede già «oltre gli steccati ideologici». Tutto è in movimento, quindi.

Tutto, tranne l'inamovibile Vinavil-Alfano.

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