Politica

L'ultima idea della Fedeli: tutti a scuola fino a 18 anni

Per il ministro innalzare l'obbligo scolastico aiuterebbe a combattere la disoccupazione

Antonio Signorini

nostro inviato a Rimini

In un Paese che vanta uno dei tassi di occupazione giovanile più bassi dell'occidente, la risposta è tenere i ragazzi a scuola fino a 18 anni. La proposta è arrivata dal ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli. Poco prima di un dibattito al Meeting di Rimini ha spiegato che «Si dovrebbe fare una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da un punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. Io sarei per portare l'obbligo scolastico a 18 anni». Due anni in più rispetto all'attuale obbligo che si ferma a 16. La ragione è che «un'economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sulla conoscenza».

Nessun cenno a quanto emerso poco prima in un incontro con il ministro Carlo Calenda, e cioè che il vero problema delle imprese è che non trovano le competenze giuste tra i ragazzi diplomati e laureati. Difficile anche capire anche la coerenza con la maturità breve, cioè dopo quattro anni di scuola superiore, sperimentazione che entrerà in vigore a breve. Capire che fine farebbero gli studenti che hanno iniziato la scuola a cinque anni, visto che al quarto anno di superiore ne hanno 17.

Un cambiamento di questo genere comporterebbe una riforma di tutto il sistema scolastico. Fedeli lo ammette e prospetta «percorsi anche diversificati del liceo, degli istituti tecnici professionali. So che questo non si realizza in due giorni, ma la visione e l'attuazione è importante».

La scuola resta terreno di annunci, ma anche di riforme applicate. A volte male. Fedeli ieri, ad esempio, ha implicitamente bocciato quella più recente, la Buona scuola del governo Renzi. E, con un piglio da sindacalista, ha chiesto aumenti per gli insegnanti. «Non si può andare avanti con salari degli insegnanti tra i più bassi d'Europa. Se ci sono competenze e professionalità che si ritengono importanti è giusto riconoscerle dal punto di vista sociale e retributivo».

Altro cambiamento al quale sta lavorando il ministro, ma che difficilmente potrà realizzare entro il mandato, è di estendere il progetto Erasmus - quello che permette agli universitari di studiare in Paesi europei - anche agli ultimi due anni di superiori. «È un'esperienza formativa che cambia la vita dei giovani. Costruiremmo una classe dirigente nuova, italiana ed internazionale».

Fedeli è stata invitata al Meeting per parlare delle sfide della nuova società multietnica. Inevitabile una battuta sullo Ius Soli. Per il mnistro è giusto riconoscere la cittadinanza ai figli di stranieri «dopo un ciclo di scuola». Il riferimento è allo Ius culturae.

Senza la cittadinanza concessa ai figli di immigrati, «diventerà complicato parlare con loro di integrazione nelle classi».

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