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L'ultima miseria politica: l'obiezione di coscienza al funerale

Nel linguaggio del Palazzo debutta un obbrobrio istituzionale: l'assenza a un funerale con motivazioni politiche

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Nel linguaggio del Palazzo debutta un obbrobrio istituzionale: l'assenza a un funerale con motivazioni politiche. Non è stato solo l'ex premier Giuseppe Conte a sottrarsi alle esequie di Silvio Berlusconi, ma anche una piccola pattuglia di parlamentari dell'estrema sinistra. Ma sarebbe riduttivo parlare di pochi individui quando merita più attenzione la rottura di un tabù di Palazzo.

Si può decidere di non porgere l'estremo saluto a un defunto per ragioni personali, antichi rancori o disprezzo umano. Se non si vuole dirlo, basta lasciare intuirlo. Ma diventa ipocrita dare forfait al culmine di un dibattito cerchiobottista che riconosce qualche merito allo statista scomparso per poi motivare l'assenza con incompatibilità inconciliabili. Così, per lo meno, si è regolato il capo del Movimento 5 Stelle. Curioso che in questo caso un ex presidente del Consiglio neghi l'ultimo saluto a un suo predecessore cui il protocollo - e non un capriccio o un favoritismo - ha concesso l'onore dei funerali solenni.

Lo Stato siamo tutti noi, certamente, ma non bisogna cadere della retorica grillin-populista secondo cui chi ha servito a Palazzo Chigi è un «cittadino» qualsiasi, come amavano autodefinirsi i Cinque Stelle nel loro primissimo e ubriacante approccio al potere. Berlusconi non è stato sicuramente un passante finito per caso a Palazzo Chigi, come successo invece a Conte nelle sue ondivaghe avventure governative. Il Cavaliere ha guidato quattro governi, sempre su mandato preciso di milioni di cittadini che votavano il suo nome impresso sulla scheda elettorale. Basterebbe questo per chiudere ogni tipo di discussione sull'opportunità, per chi ricopre cariche pubbliche, di opporre una sorta di obiezione di coscienza su una cerimonia ufficiale di commiato.

In un Paese normale, quello decantato dai leader di sinistra negli anni '90, non si strizza l'occhiolino a giornali amici e parlamentari estremisti, travestendosi da uomo forte solo perché si sono evitate le migliaia di persone che hanno gremito il Duomo di Milano.

In chiesa, tra gli altri, c'erano molti esponenti di sinistra e personaggi di ogni colore che non hanno risparmiato critiche o assalti a Berlusconi. Però c'erano. Esiste un momento in cui deve prevalere, se non una pietas di cui si è sprovvisti, almeno il senso istituzionale della tregua, il momento in cui la resa degli onori all'avversario diventa più importante dell'attacco a bara chiusa. L'arena pubblica è un'escalation di scontri, amplificati da tv e social.

Combattete fino all'ultimo voto, ma per favore eliminate dall'arsenale delle armi politiche le speculazioni su un funerale di Stato.

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