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L'ultima truffa dell'accoglienza i profughi che si fingono bimbi

Non hanno documenti e si dichiarano minorenni incassando così benefici economici e legali. Sfruttando i paradossi della legge

L'ultima truffa dell'accoglienza i profughi che si fingono bimbi

Non hanno l'età. Si spacciano per quei minorenni che non sono e l'Italia finisce sempre per crederci. Pagando loro ogni spesa. Sono i falsi minori immigrati: presunti ragazzini con i capelli bianchi che affollano le comunità di mezza Italia, usufruendo di benefici di cui non potrebbero godere e togliendo risorse a chi invece ne avrebbe diritto.

Nelle comunità del nord-est si tratta purtroppo di una pratica diffusa: arrivano dal Pakistan e dall'Afghanistan senza documenti, si dichiarano puntualmente minorenni e attendono l'affidamento a una comunità. Dove viene loro garantita ogni comodità grazie ai fondi elargiti dall'Europa e dal Viminale, almeno cento euro per persona al giorno contro i circa trenta necessari per mantenere un immigrato adulto. Una differenza che dà diritto anche a maggiori tutele legali: ai minorenni (o presunti tali) non si applicano infatti le restrizioni previste dalla legge Bossi-Fini per gli immigrati senza lavoro.

Attivissimo nel denunciare questa impressionante catena di abusi è Renato Garibaldi, del centro per minori «Bosco di Museis» di Cercivento, in provincia di Udine: «La pratica è diffusissima ci spiega Gli immigrati possono avere anche i capelli bianchi, ma se non hanno i documenti e dichiarano di essere minori, noi siamo costretti a crederci. Se abbiamo dei sospetti possiamo richiedere l'esame antropometrico del polso, ma le tabelle indicano al massimo l'età di diciannove anni, quando la crescita dell'osso si ferma. Eppure, grazie alla normativa che ammette fino a due anni di margine di errore, anche chi ha venticinque anni viene dichiarato come diciannovenne o più vecchio e classificato d'ufficio come diciassettenne. Tutti rientrano nelle strutture d'accoglienza, dove almeno la metà degli ospiti sono falsi minori».

E non è tutto. Perché ai falsi minori che cercano di «abbassarsi» l'età si sommano quei diciassettenni che soprattutto dall'Albania e dal Kosovo, ma anche dal Bangladesh giungono in Italia poco prima della maggiore età proprio per ottenere il permesso di soggiorno riservato ai minori non accompagnati. Al compimento del diciottesimo anno ne chiedono la conversione in permesso di soggiorno per motivi di studio o di lavoro. La normativa che consente questa conversione solo a chi si trovi in Italia da almeno due anni viene aggirata grazie all'intervento del Comitato per i minori stranieri istituito presso il governo. Che quasi sempre concede parere positivo, trasformando i minori veri e falsi in maggiorenni abilitati a risiedere sul territorio nazionale. Infine, per chi non è o non vuole dichiararsi minorenne c'è sempre la richiesta d'asilo. La commissione territoriale di Gorizia difficilmente non concede qualche forma di protezione internazionale; comunque, gran parte di chi non riceve risposta positiva presenta ricorso grazie al gratuito patrocinio. «Solo in provincia di Udine spiega l'ispettore Claudio Spangaro, della questura del capoluogo friulano nel 2015 abbiamo avuto oltre duemila richieste d'asilo, quando in piena guerra di Iugoslavia ci attestavamo su una media di poche decine all'anno.

Il paradosso è che per far giungere in Italia un lavoratore straniero con un contratto già in mano bisogna fare i salti mortali, perché dal ministero insistono che il lavoro non c'è, mentre gli immigrati clandestini vengono accolti e pagati di tutto senza aver nemmeno bisogno di lavorare».

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