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L'ultima vergogna di Marino: ha graziato gli hooligans

Il Comune di Roma non si è costituito parte civile contro i tifosi olandesi che danneggiarono la Barcaccia di piazza di Spagna. E anche il Viminale si dimentica dei poliziotti feriti

L'ultima vergogna di Marino: ha graziato gli hooligans

Le immagini della Barcaccia ridotta a una discarica dai tifosi del Feyenoord avevano fatto il giro del mondo e i danni subiti dalla fontana di piazza di Spagna erano stati calcolati in oltre cinque milioni di euro.Eppure venerdì a Rotterdam alla prima udienza del processo ai 44 supporter della squadra olandese che, ubriachi prima della partita di Europa League contro la Roma dello scorso 19 febbraio, hanno danneggiato il marmo del capolavoro del Bernini gettandoci dentro centinaia di bottiglie di vetro e aggredito i poliziotti che cercavano di riportare l'ordine, si è aperto con un'assenza eccellente: quella del Comune di Roma. Proprio così. Anche se suona strano, il Campidoglio all'epoca dei fatti ancora guidato dal sindaco Marino che aveva detto «chi rompe paga», non si è costituito parte civile e non comparendo tra le vittime dell'inciviltà degli hooligans non avrà diritto ad alcun risarcimento in caso di condanna nonostante gli ingenti danni inflitti alla fontana che era stata appena restaurata. Il fatto che il Comune, dopo tutto il clamore suscitato dalla vicenda non solo in Italia, non si sia presentato in udienza, ha stupito anche i giudici olandesi, come ammesso al Gr1 Rai dal portavoce della procura, Ernst Pols. Anche perché l'autorità pubblica italiana è stata costantemente tenuta aggiornata sull'andamento dell'inchiesta e sull'avvio di un dibattimento il cui esito appare scontato. Tanta indignazione per il salotto della capitale messo a ferro e fuoco da centinaia di ultras che si erano dati appuntamento a Trinità dei Monti prima del match con i giallorossi e poi nessun seguito giudiziario per assicurarsi la condanna dei responsabili e il recupero di almeno parte dei soldi spesi per restaurare di nuovo la Barcaccia. Altra casella vuota al processo olandese è quella del ministero dell'Interno, che pure non si è costituito parte civile per tutti quei poliziotti vittime delle violenze dei tifosi olandesi. Il modo in cui quel giorno nel prepartita è stato garantito l'ordine pubblico - già oggetto all'epoca di una polemica tra il sindaco Marino e il questore - è stato messo in dubbio durante il processo dalla difesa dei tifosi, che ha definito «amatoriale» l'operato della polizia italiana. Ma in aula non c'era nessuno a sostenere una tesi diversa perché né il Comune né il Viminale hanno ritenuto necessario esserci. Il perché di questa scelta, per la verità, non è chiaro. Forse c'entrano le vicissitudini politiche dell'ormai ex sindaco, forse una semplice dimenticanza. Neanche l'avvocatura comunale sa dare una spiegazione: era stata avvertita che c'era la possibilità di costituirsi parte civile, ma poi non è arrivata nessuna disposizione dal gabinetto del sindaco e la cosa è passata in cavalleria. Eventuali azioni civili, fanno sapere, sono comunque possibili all'esito dell'accertamento penale. Anche alla sovrintendenza, che dopo i fatti aveva trasmesso al sindaco una relazione sui danni, cadono dalle nuvole.

Alla fine la sorte della fontana sembra essere stata più a cuore agli olandesi, che hanno dato anche vita all'associazione «Salviamo la Barcaccia» per raccogliere fondi, che alle autorità italiane.

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