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Luna su Marte Donald e le gaffe come cifra politica

Luna su Marte Donald e le gaffe come cifra politica

Se l'anno prossimo la sfida per la Casa Bianca vedrà in campo, come gli attuali sondaggi fanno intendere, Donald Trump e Joe Biden non sarà solo un braccio di ferro da casa di riposo (Trump avrà 74 anni e Biden quasi 80), ma una specie di campionato americano per i maestri di gaffe. Sull'ex vicepresidente democratico sorvoliamo, perché l'attuale Commander in Chief, già famigerato per alcune sue «sparate» infelicissime, sembra aver superato se stesso. Complice l'estrema sintesi imposta dai famosi 280 caratteri concessi da Twitter, il social network da cui Trump pare essere dipendente, il presidente degli Stati Uniti ha lasciato intendere che «la Luna è parte di Marte». Ora, essendo ben noto a tutti tranne che ai dementi terrapiattisti che la Luna è un satellite che orbita intorno alla Terra, l'affermazione presidenziale merita un approfondimento: davvero Trump pensa che la Luna sia parte di Marte?

Il tweet della discordia aveva, come sempre, le caratteristiche di un'invettiva. Trump se la prendeva, stavolta con il dirigente della Nasa Jim Bridenstine, «colpevole» di parlare troppo di un prossimo ritorno di astronauti americani sulla Luna. «Con tutti i soldi che spendiamo ha scritto il presidente la Nasa NON dovrebbe parlare di andare sulla Luna, l'abbiamo già fatto 50 anni fa. Dovrebbero concentrarsi su cose molto più grandi che stiamo facendo, incluso Marte, di cui la Luna è una parte. Superato lo choc iniziale, a esser generosi si potrebbe immaginare che Trump intendesse dire che la Luna fosse parte del progetto che ha Marte come obiettivo, nel senso di usare il nostro satellite come base di partenza per il Pianeta Rosso. Ma vai a sapere.

Quello che è certo è che Trump è un gaffeur di prim'ordine, diciamo all'altezza della sua incultura. Cinque giorni fa, in visita a Londra, appariva concentratissimo nell'evitare figuracce, ma non ce l'ha fatta: ignorando il protocollo che vieta di toccare la regina, le ha dato una leggera pacca su una spalla, oltre a darle una specie di «five» con le dita piegate invece di stringerle lievemente le dita che la sovrana gli porgeva per salutarlo. Altro piccolo capolavoro quando il presidente ha ammesso di non ricordarsi cosa fosse quel cavalluccio di peltro che lui stesso aveva regalato a Elisabetta, e che lei gli aveva graziosamente mostrato chiedendogli se se ne ricordasse.

Ma le gaffe di Trump non sono solo spaziali o regali. Si ricorda lo spintone rifilato al presidente del Montenegro durante un vertice Nato, il suo predecessore Barack Obama definito «il fondatore dell'Isis», l'invito al «popolo del secondo emendamento» (quello che consente di tenere in casa armi da fuoco) a «fermare Hillary Clinton».

Ma anche l'idea «geniale» di proporre un muro tra le due Irlande, l'invenzione in pieno discorso ufficiale all'Onu di uno stato africano inesistente, la Nambia, o la vignetta da lui inviate ai suoi follower che mostra un treno con il suo nome che investe un cronista Cnn: è il suo modo raffinato di criticare le cosiddette fake news.

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