Politica

L'uomo aveva denunciato di esser stato oggetto di pesanti «avvertimenti»

nostro inviato a Como

«Architetto del lusso». Così lo definivano, così amava sentir dire sè. Affascinante come i suoi design, irrequieto e trasgressivo, nel lavoro come nell'amore. Due matrimoni finiti, tre figli, e una carriera che dalla Brianza «patria del mobile» lo aveva portato agli sfavillii di Dubai. Mercoledì sera, Alfio Vittorio Molteni, 58 anni, è morto come un «cane», sotto la pioggia battente, in una sera d'autunno triste. Abbattuto con due colpi di pistola alle spalle. Da qualcuno che nemmeno ha avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.

Carugo, seimila abitanti incuneati tra Como e Milano, si risveglia respirando l'odore del sangue. Del mistero, ma anche della rabbia. Alfio Molteni era nel mirino, molti lo sapevano, nessuno lo ha protetto. A partire dalle Istituzioni. L'architetto aveva già subito pesanti intimidazioni: nel maggio scorso gli avevano incendiato la Range Rover, nel box di Mariano Comense, in via Risorgimento, dove ha sede il suo studio, «Modulor». Poi in luglio, alle sei, davanti a decine di persone, il solito «sconosciuto» aveva puntato la pistola sulle persiane della casa dove viveva col padre ottantaseienne paralizzato e la zia sorda. Otto colpi le cui tracce ancora sono impresse sulle mura. Il 26 dello stesso mese, il comitato per l'Ordine e la sicurezza, presieduto dal Prefetto valutò il caso. «Non risultavano evidenze di problemi con la criminalità organizzata - spiegano oggi i carabinieri -, comunque il caso non è stato trascurato». Eppure - cosi come troppo spesso accade quando chi denuncia finisce con l'essere ucciso - ancora una volta il finale è tragico. Molteni, ufficialmente risultava «monitorato». L'ultimo contatto con i militari di Cantù pochi giorni fa: «Tutto bene», a quanto risulta.

L'inchiesta, come suol dirsi in questi casi casi,ruota, a tutto tondo. Lavoro, vita privata, affari stranieri. Con l'ultima moglie, Daniela Rho, figlia di genitori imprenditori del mobile, i rapporti erano tesi. Separazione in corso, gestione delle due figlie piccole da definire. E per di più ancora rapporti di lavoro non si sa se da chiudere o proseguire. Qualche denuncia in ballo, sembra con il suocero.

Il resto sono voci: commissioni per i magnati russi che si comprano pezzi d'Italia, crediti e forse debiti con personaggi in chiaroscuro.

La Procura di Como tace, gli investigatori innalzano un muro di silenzio. Una cosa è certa: qualcuno ha assistito all'omicidio.

Altri sanno.

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