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"L'utero in affitto è un atto di egoismo. Il governo non ceda di un millimetro"

Il filosofo: "La surroga è un sotterfugio che riduce le donne in schiave Il voto del Parlamento Ue? Segno del degrado della società europea"

"L'utero in affitto è un atto di egoismo. Il governo non ceda di un millimetro"

I temi etici continuano a tenere banco nel dibattito politico dopo che il Parlamento Ue ha condannato lo stop alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali comunicato dal ministero dell'Interno al comune di Milano. La tirata d'orecchie di Bruxelles al governo italiano non è piaciuta a Marcello Pera, presidente della Commissione per la biblioteca e per l'archivio storico del Senato, che ha ribadito nell'introduzione al libro La detronizzazione della verità di Dietrich von Hildebrand (Cantagalli) la sua critica ad una società in cui i desideri si trasformano in diritti.

Presidente, lei ritiene la maternità surrogata uno di quei «nuovi diritti» portati dalla secolarizzazione e che detronizzerebbero la verità?

«Questa pratica detronizza innanzitutto l'identità naturale maschio e femmina e poi la verità cristiana. Dunque, è contro la nostra cultura ma è anche contro la natura umana».

Da filosofo più che da politico: quali sono le ragioni della sua contrarietà?

«La natura vuole che ci sia un maschio e una femmina e che solo dall'unione di un maschio e una femmina nasca un bambino. Sotterfugi come questi - cioè ridurre la donna a uno stato di schiavitù, farle crescere in grembo un bambino e poi costringerla per soldi a restituirlo a qualcuno - non è un diritto né una conquista. È solo un volgare atto di egoismo».

Cosa c'è di sbagliato nell'argomentazione di chi sostiene che questa è una libertà in più che tu puoi usare e che comunque non nuoce a nessuno?

«Questa logica vale per una società atomistica in cui c'è soltanto il desiderio di uno e i desideri di un altro. Società è qualcosa di più: ci sono io e l'altro e poi c'è la società nel suo intero. Noi abbiamo una responsabilità verso noi, verso gli altri, e verso l'intera società. Ragionare diversamente vuol dire considerare che c'è soltanto l'io e basta. In questo modo si amputa la relazione sociale ed anche la vita relazionale».

L'ha sorpresa il voto del Parlamento Ue o ne ha attribuito l'origine a quella dimenticanza di radici denunciata insieme all'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 2004?

«Mi allarma ma non mi sorprende perché ormai fa parte del degrado, dell'assenza di valori in cui sta decadendo la società europea. La mancanza di fede ne è l'effetto. Dentro tutto questo degrado fioriscono gli egoismi più sfrenati. Chi li mette in campo è convinto che più si è egoisti e più si è liberi. Questo è l'errore fondamentale ed è una forma di detronizzazione della verità. Se non c'è più la verità allora vuol dire che non c'è più senso del limite, né senso del proibito e si può fare tutto».

L'iniziativa è partita dalla richiesta del sindaco di Milano che aveva invitato le istituzioni europee a riprendere il governo italiano. Che giudizio dà delle modalità con cui si è arrivati a questo voto?

«Un giudizio pessimo. Il Parlamento Ue si comporta così già con la Polonia perché è ancora prevalentemente cattolica e ora lo ha fatto con l'Italia, cercando di imporre la sua linea politica contro gli Stati nazionali. Questo voto si qualifica come un episodio di lotta politica contro il governo italiano. Non a caso il sindaco di Milano si è scomodato per andare all'estero a parlare male del proprio Paese - anche della Costituzione e di una sentenza della Corte di Cassazione col chiaro scopo di fare campagna elettorale».

Ora il governo dovrebbe cambiare posizione?

«Il governo non deve retrocedere di mezzo millimetro».

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