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Il lutto di serie B per i morti russi

Il lutto di serie B per i morti russi

Quanta ipocrisia e malafede. La solidarietà è sempre più pelosa. La pubblica opinione dovrebbe essere schifata per i distinguo che rimbalzano nelle capitali europee e sui principali media dopo l'attentato terroristico alla metropolitana di San Pietroburgo. Quattordici morti e quarantacinque feriti, gente comune, che usa i mezzi pubblici per lavorare, studiare, spostarsi in città. Ma chissenefrega. Volete mettere il peso delle vittime degli altri attacchi terroristici? Volete confrontare la morte di un francese, di un tedesco, di un inglese, di un turco con un cittadino russo che, consapevolmente, sostiene Vladimir Putin? Stiamo assistendo a una bassa e pusillanime discriminazione delle vittime del terrore. Neppure ai tempi della Guerra fredda si respirava tanto astio verso la Russia.

D'altronde, c'era d'aspettarselo, sono anni che la maggioranza della stampa e delle tv occidentali dipingono Putin come l'incarnazione del male. Ogni volta che prende una decisione sullo scacchiere internazionale, dettata sempre dall'interesse nazionale russo, cancellerie e media occidentali strillano la loro disapprovazione, anche se l'azione di Mosca dovesse risultare positiva per gli equilibri mondiali (vedi l'intervento in Siria contro lo Stato Islamico). Niente da fare: da quella parte dell'Europa, perché la Russia è Europa, non può arrivare nulla che ci piaccia, è vietato solo pensarlo. Se da Oltreoceano, invece, ci impongono di agire contro i nostri interessi nazionali, allora va tutto bene: ottima strategia fomentare la guerra civile in Siria e foraggiare l'Isis, scelta ammirevole quella di rovesciare Gheddafi, politica encomiabile quella di invadere l'Iraq e non essere poi in grado di stabilizzarlo. La nostra classe dirigente, italiana ed europea, ha compiuto dei giganteschi passi per destabilizzare il Medio Oriente e il Mediterraneo, poco importa se tutto ciò ha alimentato gli attacchi terroristici nel Vecchio Continente e dato il via a un'incontrollabile ondata migratoria. Ma questo non ha impedito a leadership e media occidentali di osannare la più devastante politica estera nella storia degli Stati Uniti, quella di Barack Obama, e di stracciarsi le vesti quando la continuità di quella politica è stata, almeno per ora, bloccata da Donald Trump. Allo stesso tempo, non si è mai interrotta la campagna denigratoria nei confronti di Putin e del popolo russo, tanto da insinuare che dietro gli attacchi terroristici in Russia ci sia qualcosa di poco chiaro, qualcosa che possa avvantaggiare lo zar del Cremlino. Certo, tutti affermano che la strage di San Pietroburgo sia una ritorsione per l'intervento russo in Siria, ma non sono pochi quelli che sussurrano con insistenza che questi episodi facciano parte di una strategia della tensione per favorire Putin, con manovre dietro le quinte per consolidare il suo potere. Quanta dietrologia e quante menzogne. Che all'Occidente non piaccia Putin ci può anche stare, siamo liberi di pensare e di esprimere le nostre opinioni, ma che assieme a lui vengano demonizzati tutti i cittadini russi, colpevoli di amare il proprio leader e di dargli un consenso superiore all'ottanta per cento, è inaccettabile. La campagna d'odio non ha tregua, anche se talvolta ci sono voci dissonanti, come quella dell'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, il quale ha detto senza mezzi termini che «la sua demonizzazione non è una strategia, ma un alibi per nascondere la mancanza di strategia».

Ma sono voci nel deserto dell'ipocrisia e della discriminazione. Una sorta di razzismo politico e mediatico che ha spinto i «politically correct» a decisioni ridicole, come quella di Berlino di lasciare buia la Porta di Brandeburgo. Un monumento su cui ha sventolato la bandiera inglese dopo l'attentato al Westminster Bridge, o dove sono state accese le luci di notte per esprimere solidarietà a Parigi, Bruxelles, Istanbul. Ma per San Pietroburgo non vale. Il Senato della capitale tedesca si giustifica dicendo che Berlino aveva un rapporto speciale con le altre città.

Insomma, i morti russi si attacchino.

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