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M5s pretende il suo trofeo: manette agli evasori fiscali

Il Cdm verso l'approvazione del «pacchetto carcere» ma sui contenuti è ancora caos. Lo scetticismo degli alleati

M5s pretende il suo trofeo: manette agli evasori fiscali

Serviva un segnale, un'offerta votiva al Movimento 5 Stelle e al suo leader Luigi Di Maio, da giorni in polemica aperta contro la manovra economica del governo. Ed il segnale è arrivato: questa mattina il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la misura più cara alla propaganda grillina, quella che circola sotto l'etichetta «manette agli evasori». Anzi, per adesso c'è solo l'etichetta, perché quali misure debba prevedere la legge, quali soglie, quali pene, quali differenze reali rispetto alla situazione attuale (che già prevede pene detentive per una ampia serie di reati fiscali) ancora non si sa. Ma quello che conta è comunque dare una soddisfazione a Di Maio, varare un provvedimento di cui possa rivendicare la paternità e mettere così a tacere per un po' i malumori della base sull'andamento dell'inopinata alleanza di governo con l'ex arcinemico Pd.

Ad annunciare per oggi l'emanazione del provvedimento è stato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «il pacchetto sul carcere per i grandi evasori è pronto - ha dichiarato il Guardasigilli grillino - e lo porteremo lunedì in consiglio dei ministri per la parte che riguarda il decreto fiscale». La parte conclusiva della frase di Bonafede è importante perché sembra dire i 5 Stelle sono riusciti a strappare da Conte proprio la misura che più apertamente gli alleati di governo (Pd, Italia Viva, Leu) guardavano con scetticismo, ovvero l'immediato inserimento all'interno della manovra fiscale. I partiti del centrosinistra avrebbero preferito un disegno di legge autonomo, su cui lavorare con calma. Invece a quanto pare l'ha avuta vinta Di Maio: almeno in parte, perché dalle parole di Bonafede sembra di capire che l'operazione verrà condotta con più di uno strumento legislativo.

Quale debba esserne il contenuto concreto, però, fino a ieri sera non sembrava del tutto chiaro neanche al ministro. «Dobbiamo ancora decidere - ha detto - quale parte far entrare subito e quale in sede di conversione e comunque entro sessanta giorni. Dovremo avere nel dettaglio la norma che riguarda il carcere ai grandi evasori e la confisca per sproporzione». Ma quali sarebbero i grandi evasori? Bonafede ieri indica una ipotesi di soglia di punibilità: «Ci stiamo orientando per individuarne una che dovrebbe essere intorno ai centomila euro».

Se il testo ufficiale dovesse confermare questa indicazione, si tratterebbe di un robusto abbassamento della soglia attualmente in vigore, contenuta nel decreto 74 del 2000, che indica in 150mila euro l'entità oltre la quale la dichiarazione infedele dei redditi non è più solo una violazione amministrativa ma diventa reato. Ma la partita vera si giocherebbe non solo sulla soglia di punibilità quanto sulle pene previste. Attualmente la dichiarazione infedele è punita fino a tre anni di carcere, quindi i condannati possono beneficiare della sospensione condizionale della pena e dell'affidamento ai servizi sociali. Per mandarli davvero in carcere servirebbe un brusco innalzamento delle pene.

Ma di questo nell'annuncio di Bonafede non c'è traccia.

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