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M5S in vena di spese: avanti con Quota 41

Sulle pensioni Di Maio rilancia, ma l'Ue potrebbe già dire no al decreto di giovedì

M5S in vena di spese: avanti con Quota 41

Roma - Tra poco meno di una settimana si terrà l'Ecofin e l'Italia, per quanto abbia incassato il sì sui grandi numeri della legge di bilancio, resta al centro dell'attenzione poco benevola dell'Europa. Il governo non sembra comunque volere rinunciare a scelte di spesa impegnative.

Sulle pensioni, ad esempio, rispunta quota 41. Durante il viaggio in auto del vicepremier Luigi Di Maio e di Alessandro Di Battista verso Strasburgo i due esponenti M5S hanno ripreso l'impegno a rilanciare proprio sulla riforma che è piaciuta meno a Bruxelles. «C'è una cosa importante che tutti i cittadini devono sapere: non abbiamo finito qui. Dobbiamo fare quota 41, che è il vero superamento totale della legge Fornero e per farlo abbiamo bisogno che quest'anno, con le elezioni europee, cambino alcune regole europee».

In sostanza il M5s per vuole attuare una politica espansiva e fare passare in Europa una linea più favorevole alla spesa pubblica. Obiettivo difficile, visto che i Paesi dell'Unione e dell'Eurozona stanno semmai mettendo in campo proposte che mirano a limitare i margini di scelta per i paesi con alto debito come l'Italia e a fermare l'eventuale contagio di politiche di bilancio non gradite ai mercati.

Sulle pensioni il governo non rinuncia a quota 41. L'intenzione è aspettare la fine della sperimentazione di Quota 100 e poi rilanciare permettendo il ritiro dal lavoro a chi avrà raggiunto 41 anni e mezzo di contributi, senza requisito anagrafico. Attualmente il requisito è 43 anni e 10 mesi per gli uomini e 42 anni e 10 mesi per le donne.

Nel decreto con quota 100 che il governo approverà giovedì ci dovrebbe essere il congelamento dello scatto previsto da quest'anno e la pensione anticipata sarà riconosciuta come nel 2019 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne. Per poi fare arretrare di un altro anno il requisito a partire dal 2022.

Nei mesi scorsi dal governo si stimò che passare da Quota 100 a quota 41 per tutti avrebbe avuto un costo di 12 miliardi all'anno e per questo si rinunciò. Ieri la conferma che il governo intenda allargare di nuovo i cordoni della spesa su un capitolo, quello previdenziale, sul quale l'attenzione verso l'Italia è massima.

La Commissione europea ha mal digerito l'annuncio della riforma che corregge la legge Fornero. Non c'è ancora un via libera, visto che il decreto arriverà solo giovedì. Una primva valutazione potrebbe arrivare all'Ecofin del 21 e del 21 gennaio.

Dal prossimo anno lo stato dei conti pubblici non potrà migliorare, intanto perché sono già previsti aumenti Iva da 50 miliardi nel prossimo triennio come clausola di salvaguardia. Poi perché le previsioni di crescita sono da rivedere, a partire dall'1% stimato dal governo per il 2019, che potrebbe diventare uno 0,5%. «Il Governo sarà obbligato ad effettuare una manovra correttiva dei conti pubblici già la prossima primavera nel caso l'Istat dovesse confermare, il prossimo 31 gennaio, che l'Italia è ufficialmente entrata in recessione», ha previsto Renato Brunetta, responsabile della politica economica di Forza Italia.

Sulle pensioni resta aperto il nodo del Tfs degli statali, cioè il trattamento di fine servizio che corrisponde al Tfr dei lavoratori privati. La «liquidazione» dei dipendenti pubblici sarà riconosciuta a chi ricorrerà a quota 100 solo dopo tre anni. Resta aperta la possibilità di un prestito ponte a carico dello Stato.

Il governo è anche alle prese con il problema dei contributi dei lavoratori pubblici. In passato alcune amministrazioni non li hanno pagati . Il prossimo scattat la prescrizione sui contributi non versati, ma l'Inps non si può fare carico dei costi extra che comporterebbe.

Secondo il Messaggero il governo starebbe quindi per allungare i tempi a disposizione delle pubbliche amministrazioni per regolarizzare i contributi.

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