Politica

Tra le macerie del governo torna la Lega Nord

I delusi del federalismo in cerca di leader guardano a Zaia. Si agita anche Cota

Tra le macerie del governo torna la Lega Nord

Milano - Può sembrare strano eppure a certe latitudini politiche più che geografiche, la parola Nord ha in sé un'eco nostalgica, un richiamo ai tempi in cui la Lega era ancora Lega Nord. E se il Matteo Salvini di governo ha archiviato il verde padano con il blu della Lega per Salvini premier, e c'è quasi riuscito con i risultati alle Europee e con i sondaggi che lo davano in costante ascesa, quel Nord è tornato a farsi sentire come un fantasma finalmente libero di riapparire. Rumorosamente legato alla catena porta con sé il sogno dell'autonomia: nonostante tutto, si sentivano a un passo dal traguardo i governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia.

Adesso, anche se il ministro Francesco Boccia è considerato la migliore garanzia possibile in un governo M5s-Pd, pur sempre di governo giallorosso si tratta e l'autonomia modello Lombardo Veneto non è al centro dei pensieri di Conte. Può esserlo la mini autonomia stile Emilia Romagna, anzi molto lascia pensare che il progetto firmato Stefano Bonaccini (presidente della Regione) possa essere utilizzato in campagna elettorale e inserito nella legge di stabilità per mettere in difficoltà il segretario della Lega, che quando era al governo non ha mostrato grande interesse per la questione cara ai suoi governatori.

Salvini, che era già diventato bersaglio delle critiche velate dei suoi compagni di partito Zaia e Fontana, smaniosi di ottenere carta bianca e denaro sonante sulle ventitré materie trasferibili alle Regioni, è ora l'inevitabile oggetto (sia pur sempre indiretto) della delusione targata Lega Nord in cerca di leader. Scalpitano Zaia e Fontana: «Non firmeremo mai l'autonomia farsa». Se Zaia ha preso di mira l'autonomia dell'Emilia Romagna, al Forum Ambrosetti di Cernobbio Fontana si è scontrato direttamente con Bonaccini, in un botta e risposta da arrocco al Nord.

«Ridateci il Nord» ripete come in una specie di ritornello Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno e del Lavoro in grande spolvero a Cernobbio. Se la leadership della Lega resta saldamente in mano a Salvini, le istanze della Lega Nord sono tornate a muoversi e sono destinate ad agitarsi ancor più se arriveranno la fiducia e la manovra, ovvero se si avrà la certezza che il Conte 2 durerà per i prossimi tre anni. Il dubbio che Salvini non abbia spinto abbastanza sull'acceleratore dell'autonomia per non perdere il consenso del Centro e del Sud è ben più che semplice ipotesi. Si tratta di certezza politica.

Coloro che continuano a credere nelle macroregioni di Miglio e nella Lega Nord rialzano la testa e cercano un leader, fosse pure di corrente, visto che non è ora di parlare di secessione interna. Se dal Piemonte si agita Roberto Cota, che ogni settimana fa conoscere il proprio pensiero sull'universo mondo, i più pensano a Luca Zaia, che ha una presa indiscussa non sul solo Veneto e che è specializzato ad alzare l'asticella politica delle richieste al governo.

In più la Lega Nord-Liga Veneta è stata commissariata da Salvini senza nemmeno passare dal consiglio federale, a guidarla adesso è l'ex ministro Lorenzo Fontana, e anche questo è un elemento che in futuro può far detonare malesseri sopiti.

Commenti