Cronache

La madre killer: "Ho liberato i bimbi"

Morte cerebrale anche per il secondo figlio. Sospesi dal ministro i vertici del carcere

La madre killer: "Ho liberato i bimbi"

«Ho liberato i miei bambini, adesso sono in Paradiso». È piantonata 24 ore su 24 nel reparto psichiatrico dell'ospedale Pertini di Roma, Alice Sebesta, la 33enne di origine georgiana, che martedì ha gettato i figli per le scale del nido della sezione femminile del carcere di Rebibbia, uccidendo la piccola Faith, di sei mesi e ferendo gravemente Divine, il maschietto, dichiarato ieri cerebralmente morto.

Era in carcere dal 28 agosto, perché trovata in possesso di 10 chili di marijuana, e probabilmente è uscita fuori di testa. Ma ieri al suo avvocato, Andrea Palmiero, dopo averla incontrata, ha detto che era consapevole di quanto compiuto e le telecamere hanno immortalato la sua folle crudeltà. «Sapevo che era in programma l'udienza davanti ai giudici del riesame che dovevano discutere della mia scarcerazione - ha detto la donna al legale - Ma intanto ho liberato i miei figli». Mentre le altre mamme erano in fila per il pranzo, ha sbattuto il più grande contro il muro, poi l'ha scaraventato giù dalla tromba delle scale.

Ora il Gip dovrà pronunciarsi sulla richiesta di convalida inoltrata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Eleonora Fini per duplice omicidio. Già, duplice, perché le condizioni di Divine, purtroppo, sono peggiorate in maniera irreversibile. Il bimbo, nato nel febbraio 2017 a Monaco, per 24 ore ha lottato aggrappato alla vita, ma adesso è clinicamente morto e i medici stanno cercando il padre, perché autorizzi l'espianto degli organi. Di lui si sa solo che è nigeriano e si chiama Ehis E. Ieri gli investigatori hanno lanciato un appello affinché si metta in contatto con la direzione sanitaria del Bambino Gesù al numero 0668592424 o con i carabinieri di via In Selci al numero 0648942931 o al 112.

La giustizia, invece, dovrà fare il suo corso in un caso finito sotto i riflettori, perché improvvisamente tutti si sono accorti del difficile binomio mamme detenute-figli in carcere. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha scelto la linea dura e ha sospeso il direttore della casa circondariale femminile, Ida Del Grosso, la sua vice, Gabriella Pedote, e il vice comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Antonella Proietti. «Sono andato personalmente a Rebibbia - ha detto Bonafede - Si è verificata una tragedia vera. Se ho preso provvedimenti di sospensione ho ritenuto che qualcosa non è andato come doveva andare e degli errori sono stati fatti. Il messaggio deve essere chiaro: c'è un mondo che è quello della detenzione in cui non si può sbagliare». Ma la decisione è criticata dal Sappe, che ne ha chiesto le dimissioni, mentre Giuseppe Cangemi, del Consiglio regionale del Lazio, gli chiede di rivedere questa decisione perché non servono capri espiatori. L'Autorità garante per l'infanzia Filomena Albano, intanto, ha già incontrato il capo di gabinetto del ministero della Giustizia per rinnovare il protocollo «Carta dei figli dei genitori detenuti». «Sono troppo poche in Italia le strutture per madri detenute con figli piccoli - ha detto - Bisogna aprire quanto prima altre case famiglia protette: basta bambini in carcere». Oggi sono una cinquantina le donne in prigione con figli al seguito, 13 sono a Rebibbia.

E forse questi infanticidi si sarebbero potuti evitare.

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