Cronache

Le maestrine di novant'anni e gli alunni ritrovati

Le maestrine di novant'anni e gli alunni ritrovati

«Eravamo trentaquattro quelli della terza E, tutti belli ed eleganti tranne me; era l'anno dei mondiali quelli del '66 la regina d'inghilterra era Pelè...» Nessuno, forse, ha dato poesia e musica ai banchi di scuola, ai compagni di una volta, alla giovinezza che si fugge tutta via, come Antonello Venditti in Giulio Cesare, Compagno di scuola, Notte prima degli esami. Ritrovarsi però da ex della terza, della quarta, della quinta, la vera ragione per cui sono nati i social, più che a una canzone di Venditti somiglia a un film dei Verdone, gli schiaffi del tempo che rendono quasi irriconoscibili i ragazzi del tempo che fu, le frustrazioni e i fallimenti delle vite di quegli adolescenti pieni di sogni, il confronto che divide, la malinconia che unisce. «Mi piace andare a scuola, perché da grande faremo delle cene con tutti gli ex compagni di scuola» ironizzava Altan in una delle sue vignette. Ma ci sono delle eccezioni.

Rosina Baldini, vedova Antonelli, ha 92 anni e il tempo che passa le ha accarezzato il viso senza lasciarle troppi segni. Ha vissuto, ha pianto, ha riso moltissimo. Soprattutto con i suoi bambini perché la maestra Rosina ha passato una vita alla scuola elementare di Budrio di Longiano, ogni cinque anni prendeva per mano una covata nuova di alunni e ne faceva una classe: insegnava loro a leggere e scrivere, a stare insieme, a vivere insieme, e al quinto anno le lacrime per chi va e i sorrisi per chi arriva, proprio come la vita.

Erano tutti bambini e bambine, i suoi, che abitavano nella frazione di Budrio e nel quartiere di Gambettola. Che per lei e per lei sola, quelli nati nel sessanta e che vanno verso i sessanta, hanno organizzato il raduno degli ex. È bastata la sua presenza, ancora luminosa e carismatica, a cancellare le differenze e le malinconie. Prima della pizza, la maestra ha aperto il registro di classe e ha fatto l'appello come faceva ogni giorno con loro dal 1966 al 1970, e nonostante il tempo passato è stata capace di riconoscerne molti.

C'è qualcosa che ti lega per sempre ai tuoi compagni di classe e quel qualcosa forse sono le migliaia di Rosine che in tante piccole aule hanno realizzato per un tempo breve ma intenso quello che ci manca da sempre: un'idea di comunità, di popolo, di nazione. Per questo le facciamo festa anche noi, signora maestra.

«Eravamo trentaquattro e adesso non ci siamo più. E seduto in questo banco ci sei tu»

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