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Mafia Capitale, bufera in Rai: "Docufilm falso e scorretto"

L'ex sindaco di Roma Alemanno querela: "Solo teoremi, l'aggravante di collusioni coi boss è caduta nel processo"

Mafia Capitale, bufera in Rai: "Docufilm falso e scorretto"

Fascista-mafioso. Un binomio che non piace ad Alemanno, ma sul quale la Rai punta spesso. L'ex sindaco di Roma ha dato mandato ai legali di denunciare per diffamazione a mezzo stampa gli autori e i produttori del docufilm «I mille giorni di Mafia Capitale», trasmesso dalla RaiTre.

«Questa produzione, particolarmente nella puntata di giovedì scorso - tuona Alemanno - ha travisato i fatti in modo tendenzioso, ignorando le risultanze della sentenza del processo e il proscioglimento da ogni reato associativo, richiesto e ottenuto nei miei confronti». Motivo per cui Alemanno ha chiesto ai parlamentari della Commissione Vigilanza Rai di presentare un'interpellanza contro l'uso «fuorviante» e «politicamente tendenzioso» del servizio pubblico. «Da tre anni sono sottoposto alla gogna mediatica per reati che sono stati perpetrati anche a mio danno come politico e cittadino - spiega - speravo che tutto questo finisse almeno dopo il proscioglimento, ma devo constatare che proprio la Rai si fa protagonista della continuazione di questo vergognoso progetto, che oggi risulta offensivo per la città, il sottoscritto, per la destra politica e per il lavoro della magistratura».

Per l'ex primo cittadino il programma avrebbe ribadito il vecchio teorema «fascio-mafioso». «Queste tesi - prosegue Alemanno - sono state smentite dal numero preponderante di persone di sinistra coinvolte, guidate da due esponenti di spicco del Pd romano come Salvatore Buzzi e Luca Odevaine e dalla sentenza, che ha cancellato ogni forma di aggravante mafiosa». La denuncia è stata presentata contro le società di produzione Rai Fiction e Magnolia Spa, contro i registi e i dirigenti responsabili della messa in onda.

Di «ricostruzione tendenziosa e fuorviante dei fatti» parla anche il presidente dei senatori di Fi, Maurizio Gasparri, che ha presentato un'interrogazione in Commissione di Vigilanza. «Tutto il docufilm, nonché il dibattito in studio - dichiara - ha come tema portante un presunto legame che ci sarebbe stato tra la destra politica romana e la criminalità organizzata di stampo mafioso. Un falso. Una clamorosa menzogna smentita anche dal numero degli esponenti di sinistra indagati, superiore a quelli della destra». Per Arturo Diaconale, consigliere di viale Mazzini, viene sposata una tesi accusatoria, nonostante l'esito del processo. «Una volta - dice - si facevano le fiction durante lo svolgimento dei processi e questo poteva influenzare l'esito, ora si fanno dopo che i processi si sono conclusi. Neanche nel Burundi».

Di tutt'altro avviso il segretario e il presidente Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti e il segretario Usigrai Vittorio di Trapani. «Ci risiamo - commentano - Di fronte alle inchieste, la risposta dei poteri è la querela. Un tentativo di intimidire e imbavagliare. La giustizia farà il proprio corso e abbiamo fiducia che deciderà al meglio, perché conosciamo la correttezza e lo scrupolosità di Federica Sciarelli. A lei e a tutti coloro che ci hanno lavorato la nostra solidarietà». Ma Alemanno non ci sta e replica. «L'Usigrai si mobilita inutilmente per difendere la Sciarelli - ribadisce - e cade nel ridicolo non riuscendo neppure a capire che i destinatari della querela non sono i giornalisti, ma sono gli autori e i produttori del docufilm.

È inaccettabile il contenuto di una produzione che cancella la verità storica accertata dalle sentenze».

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