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Mafia, indagine infinita. E il Cav torna nel mirino per intercettazioni incomprensibili

Berlusconi, già sospettato e poi prosciolto, torna nel mirino dei pm per l'indagine infinita sulle stragi di mafia. L'accusa? Solo le parole dei "collaboranti di giustizia" che confondono date e tempi

Mafia, indagine infinita. E il Cav torna nel mirino  per intercettazioni incomprensibili

L'indagine infinita sulle stragi di mafia riemerge un'altra volta dalle nebbie del segreto istruttorio: e nel mirino anche questa volta c'è lui, Silvio Berlusconi, già sospettato due volte e due volte già prosciolto. Le altre volte contro di lui c'erano le parole di due pentiti di Cosa Nostra. E i pm dovettero rassegnarsi al fatto che contro il Cavaliere non c'era altro che l'accusa dei "collaboranti di giustizia", che confondono date e tempi, e interpretano a modo loro la storia politica del paese. Ora, invece, ci sono le poche parole, a volte di difficile comprensione, intercettate in carcere ad un ergastolano. Tanto basta per incriminare di nuovo l'ex premier.

Della nuova inchiesta condotta dalla Procura di Firenze si parlava da quasi due anni, quando nell'ottobre 2017 erano trapelate le registrazioni carpite in carcere a Giuseppe Graviano, boss di Brancaccio già all'ergastolo per le stragi. L'ufficialità arriva ieri, quando i difensori di Berlusconi depositano un nuovo documento alla Corte d'appello di Palermo, che sta celebrando il processo di secondo grado a Dell'Utri e agli altri imputati del cosiddetto "processo Stato-Mafia". Il leader di Forza Italia è citato a testimoniare dalla difesa dell'ex senatore azzurro. Ma il documento prodotto da Ghedini dimostra che Berlusconi può rifiutarsi di deporre perchè è indagato in un procedimento strettamente connesso: quello, per l'appunto, aperto a Firenze. E insieme a lui, come la volta scorsa, è tornato sotto indagine Dell'Utri.

Che dietro la raffica di attentati dell'estate 1993 (via dei Georgofili, via Palestro a Milano, quelli falliti a Maurizio Costanzo e allo Stadio Olimpico) ci fossero menti superiori alla Cupola di Cosa Nostra è una convinzione che la magistratura non ha mai abbandonata, al punto che recentemente la Procura nazionale antimafia ha creato un pool di coordinamento per tutte le inchieste pendenti a Roma, Palermo, Caltanissetta e Firenze). E a Firenze si sono convinti che le "menti raffinatissime" non fossero altre che quelle di Berlusconi e dell'allora capo di Publitalia.

Negli anni Novanta, ad accusare il Cavaliere era stato Totò Cangemi, uno dei primi pentiti della Cosa Nostra di Riina: e si erano rivelate accuse infondate. Poi contro di lui è arrivato un altro ex criminale di punta, si chiama Gaspare Spatuzza ed è colui che azionò materialmente il telecomando in via dei Georgofili. L'esistenza dei verbali di Spatuzza, era stata anticipata nell'ottobre 2009 dalla procura generale di Palermo, che nel corso del processo a Dell'Utri aveva chiesto a sorpresa di risentire il pentito. Pochi mesi dopo, nell'agosto 2010, l'Unità scrive che sulla base di quei verbali la Procura fiorentina ha indagato nuovamente i due esponenti di Forza Italia, nascosti anche stavolta sotto nomi in codice, "Autore 1" e "Autore 2". Nei verbali, Spatuzza cita una confidenza ricevuta da uno dei fratelli Graviano, i boss di Brancaccio già all'ergastolo per le stragi. “I Graviano mi dissero che gli attentati di Firenze, Milano e Roma non ci appartenevano. Quello era terrorismo. Ma mi dissero anche che era bene portarsi dietro questi morti, così chi si doveva muovere si sarebbe mosso”. E ancora: “Giuseppe Graviano mi disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo. Mi parlò di Berlusconi e Dell’Utri: con loro ci eravamo messi il paese nelle mani”.

Anche questa inchiesta finì in nulla. Ma alla fine del 2017 la coppia Berlusconi-Dell'Utri finisce di nuovo nel registro degli inquisiti. Intercettato in carcere, Graviano dice a un altro detenuto: "Lo stavano indagando…Berlusca mi ha chiesto questa cortesia.. per questo è stata l’urgenza”.
L'audio è pessimo, secondo i periti di Dell'Utri la parola "Berlusca" non viene neanche pronunciata, e Graviano in realtà dice "benissimo".

Ma le fila non vengono tirate, e il Cavaliere viene tenuto all'infinito nel limbo di una accusa terribile.

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