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Maggioranza nel caos sulla legittima difesa Alfano minaccia il Pd

In commissione bocciati gli emendamenti di Ap: i centristi chiedono un vertice urgente

Maggioranza nel caos sulla legittima difesa Alfano minaccia il Pd

Si sgonfia il testo sulla legittima difesa, che a Montecitorio incassa il via libera in commissione Giustizia per tornare in Aula, ma con una strage di emendamenti. Tutti respinti, anche i due del Pd, uno sul rimborso delle spese processuali per chi viene prosciolto e l'altro che rendeva più «elastica» la legittima difesa. Il relatore di maggioranza, David Ermini del Pd, assicura che sugli emendamenti che avevano già raccolto consenso trasversale, in Aula arriverà parere favorevole (e per quello sui rimborsi serve anche trovare le coperture finanziarie), ma il provvedimento che dopo tante chiacchiere finisce per lasciare la commissione nel suo testo base fa discutere. E rischia di spaccare la maggioranza. Perché Ap grida allo scandalo e reclama, col capogruppo in commissione Nino Marotta, «una riunione di maggioranza con il coinvolgimento del governo». Che gli alfaniani ieri avessero scelto di fare del provvedimento il casus belli per un regolamento di conti con i dem era già apparso evidente con la presentazione di un'interrogazione targata Ap al Guardasigilli Andrea Orlando proprio sull'estensione della legittima difesa. Al ministro, che ha replicato concedendo alla futura legge il compito di «restituire maggiore fiducia ai cittadini sulla sicurezza» ma anche ribadendo che «la potestà punitiva appartiene solo allo Stato», ha poi risposto Maurizio Lupi, chiedendo «l'inversione dell'onere della prova». Insomma, «se un ladro ti entra in casa e io reagisco, dovrà essere il ladro a dimostrare che ho agito in un eccesso di legittima difesa». In mancanza di un intervento trasversale su questi temi, ha aggiunto l'ex ministro, «non ci lamentiamo poi del populismo e dell'esasperazione». Infine, l'epilogo dell'esame del testo in commissione Giustizia (il provvedimento arriverà in aula a inizio maggio, anche se è calendarizzato per il 19 aprile) - con il siluramento generalizzato degli emendamenti e la richiesta di una riunione di maggioranza dagli Alfano boys - hanno cristallizzato la spaccatura tra le posizioni del Pd e di Ap.

Intanto il Senato ha approvato, con 141 sì, 97 no e due astenuti, il decreto Minniti sulla sicurezza urbana. Che, tra le varie misure introdotte (più poteri ai sindaci, creazione dei comitati metropolitani, misure contro lo spaccio) battezza anche il «Daspo» urbano, che ricalca la misura già adottata da anni negli stadi. Chi impedisce «la libera accessibilità o la fruizione» di aree e infrastrutture pubbliche, i parcheggiatori e i commercianti abusivi, chi viene trovato in stato di ubriachezza e chi compie atti contrari alla pubblica decenza, pagherà con una sanzione amministrativa da 100 a 300 euro e con l'allontanamento. In caso di reiterazione dei comportamento, il questore potrà disporre - motivandolo - il «daspo», ossia un divieto di accesso all'area in questione per una durata da un minimo di sei mesi a due anni.

La nuova legge introduce inoltre l'arresto in «flagranza differita» quando vi siano foto o filmati che confermino il reato nel caso di violenza alle persone o alle cose in occasione di cortei e manifestazioni pubbliche.

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