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"La magistratura va rispettata". Si apre il fronte con i Cinque Stelle

Di Maio al collega vicepremier: "No al conflitto con i giudici". Bonafede: "Così tornano scontri da Seconda Repubblica..."

"La magistratura va rispettata". Si apre il fronte con i Cinque Stelle

Roma - Roberto Fico non è più l'unica voce stonata nel coro della maggioranza gialloverde che finora ha sostenuto la battaglia di Matteo Salvini contro l'immigrazione clandestina. A preoccupare il ministro dell'Interno, adesso, c'è la coincidenza delle dichiarazioni del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e quelle dell'Associazione nazionale magistrati. Una saldatura, questa sì, che potrebbe incrinare la tenuta del governo.

Dopo il suo commento in diretta Facebook dell'avviso di garanzia ricevuto dalla Procura di Palermo («Io sono stato eletto, loro no»), l'Anm ha alzato la voce e il Guardasigilli - finora rimasto in silenzio di fronte agli attacchi alle toghe del vicepremier e per questo criticato dalle opposizioni - si è mosso in difesa della categoria. «Io non commento mai i singoli casi. In generale - ha detto Bonafede intervenendo a Zapping su Radiouno Rai - devo dire che un ministro può ritenere che un magistrato stia sbagliando nei suoi confronti, ci mancherebbe, però rievocare politicizzazioni, pensare che un magistrato sbaglia perché è una toga di destra o di sinistra significa andare fuori dal tempo. Chi sta scrivendo insieme a noi il cambiamento del Paese non può pensare di far tornare l'Italia alla Seconda Repubblica». Che quella del ministro della Giustizia non sia stata un'uscita isolata, lo dimostrano le parole pronunciate in serata su La7 dal vicepremier Luigi Di Maio. «Di certo non si può dare sostegno alle accuse ai magistrati. Non è giusto che non si rispetti la magistratura - ha detto - quando si divide la magistratura tra destra e sinistra si riporta il Paese alla Repubblica berlusconiana».

Prese di posizioni pesanti, quelle dei rappresentanti del governo, soprattutto perché pronunciate in coincidenza con l'altrettanto dura nota dell'associazione magistrati. «Le dichiarazioni del ministro dell'Interno rappresentano un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali», ha scritto l'Anm, ricordando come sia errato pensare che le toghe non possano svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto o che certi pm indaghino sulla base di orientamenti politici.

In serata anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ci ha messo il carico: «In questa vicenda, come in ogni altra, la magistratura tutta agisce sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del governo, devono tutelare e rispettare.

Si tratta di espressioni che, anche per le modalità con le quali sono state rese, risultano lesive del prestigio e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario e si pongono in contrasto con il doveroso rispetto delle prerogative che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato».

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