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Di Maio ai dem: "Non cadete nell'annuncite: è sindrome leghista"

Il ministro degli Esteri rivolge un appello al Pd: "Vedo membri di governo che scrivono la manovra sui giornali, ma non bisogna cadere nell'annuncite, una sindrome leghista". E poi: "Non bisogna rincorrere Renzi, ha il 4%"

Di Maio ai dem: "Non cadete nell'annuncite: è sindrome leghista"

I due Mattei nel mirino di Luigi Di Maio. In un'intervista al Fatto Quotidiano, il ministro degli Esteri non nasconde una certa irritazione per lo scontro interno al governo sulla manovra. Soprattutto per il vizio di qualche esponente della maggioranza di sbandierare la polemica sui giornali. "Il mio - spiega Di Maio - è un appello rivolto a tutti. Vedo membri di governo che scrivono la manovra sui giornali, ma non bisogna cadere nell'annuncite", definita dal capo politico del Movimento 5 Stelle "sindrome leghista".

Critiche anche a Matteo Renzi. "Leggo troppe interviste tra Pd e Italia Viva, gli uni contro gli altri e così si dà la percezione di una lite continua nel governo. Ma non non bisogna rincorrere uno che ha il 4%, gli fanno solo un favore", avverte Di Maio, prima di lanciare una stoccata pesantissima alle ambizioni dell'ex premier: "Se si andasse a elezioni, il suo partito non entrerebbe in Parlamento. Rispondendogli, non si fa che alimentare la promozione della Leopolda, cioè il suo gioco". Dunque, il leader grillino ammette che all'interno della maggioranza esistono dei problemi. Non solo di intesa sulle principali questioni, dalla legge di bilancio alla Giustizia. Ma di comunicazione. Problemi che, minaccia poi il capo della Farnesina, "potrebbero diventare politici".

Non solo bastone, però, nelle dichiarazioni di Di Maio. Che al Pd chiede di ispirarsi a membri del governo che al "dire" degli annunci preferiscono il fare: "Non voglio dare lezioni a nessuno, ma proprio perchè ci sono passato dobbiamo imparare dagli errori, senza fare la gara a chi dichiara o annuncia di più. Si prenda esempio - spiega Di Maio - dai ministri dell'Economia Gualtieri e dell'Interno Lamorgese, che prima di dire fanno".

Anche il premier Giuseppe Conte incassa i complimenti del suo ministro degli Esteri. "Ha sbagliato a rispondere a Renzi ('Non ci servono fenomeni', ndr)? Deveva farlo. Ma penso che sia il momento di fare un punto tra ministri e capigruppo per dare chiaramente le regole di ingaggio", ammonisce ancora l'ex vicepremier, prima di dettare l'agenda al Pd. "Il taglio dei parlamentari? Mi aspetto che venga votato a grande maggioranza e in modo trasversale, anche dai parlamentari di opposizione", si augura Di Maio, prima di liquidare così la "Carta di Firenze" pubblicata la settimana scorsa dai dissidenti M5S: "Il problema non è l'iniziativa in sè, ma l'utilizzo improprio del simbolo.

Non posso tollerarlo, altrimenti si crea un precedente", la minaccia del capo politico, che se da un lato spegne i sogni di gloria dei suoi nemici interni - "Gli iscritti mi hanno votato e riconfermato" - dall'altro prova a blandirli: "Se mi viene chiesta la redistribuzione dei compiti, sono il primo a volerla".

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