Politica

Di Maio mette il doppiopetto per scalare Palazzo Chigi

Il grillino «moderato» tende la mano ai vescovi e ai partiti: «Facciamo nascere la Repubblica dei cittadini»

Di Maio mette il doppiopetto per scalare Palazzo Chigi

Luigi Di Maio, il volto moderato del grillismo, apre al dialogo con tutte le forze politiche. Ma con uno sguardo più attento in direzione Pd. «Abbiamo bisogno di un governo al servizio della gente» ammonisce Di Maio che conferma sul Blog delle Stelle di essere «disponibile al confronto con tutti». Per il leader Cinquestelle «siamo di fronte ad un'occasione irripetibile» (sicuramente per lui) che dunque non può essere persa, «per cambiare le cose e rimettere l'Italia nei binari giusti».

E pensare che il Movimento di Beppe Grillo era quello che aveva promesso di «aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno». Ma, visto che ha incassato quasi il 33% dei voti degli italiani, ha deciso di buttare l'apriscatole alle ortiche e ha indossato l'abito scuro, la cravatta e pure i modi democristiani. Una svolta verso la moderazione che era già implicita nella scelta del candidato premier, Luigi Di Maio. Il ragazzo di Pomigliano, cattolico, moderato e pure devoto di San Gennaro era già stato definito nella precedente legislatura «il grillino democristiano». E ora che vede Palazzo Chigi a portata di mano Di Maio fa di tutto per convincere se stesso e tutti gli italiani che ha il physique du rôle del premier. E così ieri ha lanciato il suo messaggio istituzionale citando Alcide De Gasperi, e la svolta sociale della Chiesa con il Concilio Vaticano II in riferimento alle parole di Angelo Bassetti presidente della Conferenza Episcopale. Le intemperanze, gli attacchi a testa bassa, le invettive restano compito di Beppe Grillo mentre il giovane Di Maio riveste il ruolo istituzionale aprendo il suo discorso citando De Gasperi: «Politica vuol dire realizzare». Di Maio ricorda che tutte le forze politiche sono state chiamate a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato «bene comune» che, spiega «è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come interesse dei cittadini». Di Maio garantisce che ai grillini non interessano «le poltrone» ma la realizzazione di «ciò che i cittadini attendono da 30 anni e che ci hanno dato il mandato di realizzare con oltre il 32 per cento di consenso». Dunque propone alle altre forze politiche che vorranno sostenerli un piano semplice semplice: «eliminazione della povertà con la misura del reddito di cittadinanza che è presente in tutta Europa tranne che in Italia e in Grecia». Ma non solo. Anche «una manovra fiscale shock per creare lavoro, perché le tasse alle imprese sono le più alte del Continente, e finalmente un welfare alle famiglie ricalcando il modello applicato dalla Francia, che non a caso è la nazione europea dove si fanno più figli, per far ripartire la crescita demografica del nostro Paese». Non basta Di Maio promette pure «lotta alla corruzione; eliminazione della burocrazia inutile con 400 leggi da abolire; rispetto dell'ambiente».

Da soli però i grillini non possono andare da nessuna parte dunque conferma la disponibilità del Movimento ad un «confronto con tutti per far nascere il primo governo della Terza Repubblica, la Repubblica dei cittadini». Insomma non sono i grillini a chiedere collaborazione e sostegno, dice Di Maio, ma i cittadini italiani che «ci guardano e pretendono il massimo dalle persone che hanno eletto in Parlamento».

Di Maio si augura «che tutte le forze politiche abbiano coscienza delle aspettative degli italiani» per «un governo al servizio della gente».

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