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Di Maio: "No al governo di scopo". Di Battista dice il contrario, poi cambia ancora

Il ritorno in televisione del Movimento 5 Stelle ha creato subito nuove polemiche

Di Maio: "No al governo di scopo". Di Battista dice il contrario, poi cambia ancora

Uno, Alessandro Di Battista, ospite di Lilli Gruber su La7. L'altro, Luigi di Maio, nello studio di Politics su Rai3. I leader del Movimento 5 Stelle tornano in televisione ma è subito polemica.

La frase che ha aperto il dibattito è la risposta di Di Battista a una domanda sull'Italicum: "Cambiare l’Italicum? Per me deve essere cancellato. Se dovessero vincere i No Renzi se ne assume la responsabilità, fa un passo indietro. Per me si può andare al voto anche nel 2018, magari si può trovare un altro premier, un governo di scopo e fare quindi la legge elettorale".

Incalza la conduttrice: "Ma sosterrete un governo di scopo?". Risponde il deputato romano: "Dipende, qualora vincesse il No al referendum il giorno dopo valuteremo".

Di opinione diversa il collega Luigi Di Maio. Di fronte a Gianluca Semprini, conduttore di Politics-Tutto è politica, il vicepresidente della Camera afferma: "Se vincesse il No al referendum e Matteo Renzi si dimettesse in quel caso sarà il presidente della Repubblica a tracciare la strada. Noi al governo ci andiamo solo con i voti degli italiani".

Al centro del dibattito quindi i possibili scenari dopo il referendum sul ddl Boschi. "Non si avventurino in ipotesi irrealistiche anche perché vince il Si”, ha commentato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.

Nella discussione interviene nuovamente Alessandro Di Battista che, con un post su Facebook, conferma quanto detto da Di Maio ieri sera: "Il Movimento 5 Stelle andrà al governo solo con i voti dei cittadini".

Sulla stessa linea di Luigi di Maio, e di Di Battista, anche il senatore M5S Nicola Morra: "La sovranità è del popolo, così recita la nostra Costituzione. E se appunto gli elettori italiani dovessero decidere di mandarci al governo, noi non ci sottrarremmo a tale responsabilità. Ma attraverso un'investitura popolare democraticamente legittima e trasparente, con una legge elettorale che non sacrifichi la rappresentatività in nome di una finta, ipocrita, governabilità". E aggiunge: "Premio di maggioranza, preferenze, pluricandidature e vincolo di mandato saranno nodi ineludibili della prossima legge elettorale che, qualora Renzi perda il referendum, dovrà essere l'imperativo di un Parlamento con un governo dimissionario cui sarà il Presidente della Repubblica a dover indicare il percorso. Noi, su quei temi, abbiamo già con chiarezza espresso le nostre posizioni.

Adesso sta agli altri".

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