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Di Maio stufo di Salvini: "Ogni provvedimento va deciso con quello là..."

Spunta audio rubato: «Lega insopportabile» Nuovi affondi su Alta velocità e 49 milioni

Di Maio stufo di Salvini: "Ogni provvedimento va deciso con quello là..."

«Io, Conte e quello là». Parole e musica di Luigi Di Maio. Questa frase, fatta filtrare nelle settimane scorse attraverso alcuni retroscena, è stata il centro dello sfogo a porte chiuse del capo politico durante l'incontro di domenica a Cosenza, alla presenza di circa 500 attivisti del M5s. Un momento per discutere della riorganizzazione del Movimento, diventato l'occasione per un duro atto d'accusa nei confronti degli alleati della Lega. E, in particolare, di Matteo Salvini: «quello là», appunto. Un audio pubblicato dalla testata online locale calabrese LaC24news svela le parole del leader pentastellato: «A volte siamo costretti a subire l'atteggiamento della Lega che è insopportabile - spiega Di Maio credendo di essere lontano da microfoni e telecamere - ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all'opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni». Ed ecco il titolo della serata: «Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell'altro là e dobbiamo fare un accordo». «Quell'altro? Mah... Posso non stare simpatico ma ho un nome, mi chiamo Matteo...», le piccata replica del vicepremier leghista.

Nel ragionamento di Di Maio prende forma lo strano ircocervo politico del «partito unico, quello a favore di Radio Radicale e della Tav». Un partito unico, dice Di Maio «che non vede l'ora di far cadere il governo, perché a settembre si vota sul taglio dei parlamentari. Io però nel frattempo mi prendo i vaffanculo di chi dice che faccio gli accordi con Salvini». Quindi Di Maio confessa di aver avuto la tentazione di staccare la spina: «A me farebbe pure comodo far cadere il governo, perché nonostante la regola dei due mandati resterei comunque il capo politico, ma penso ai risultati da ottenere da qui a dicembre: taglio del cuneo fiscale, riduzione canone Rai, acqua pubblica, taglio dei parlamentari». Frasi che danno l'idea di un livello di tensione interna al governo mai toccato prima. Con Di Maio che ha attaccato la Lega anche sui famosi 49 milioni: «Ho saputo che hanno chiesto che l'indagine sui fondi ai partiti sia limitata solo alle ultime due legislature. Noi vogliamo che lo si faccia sugli ultimi 20 anni».

Discorsi come quelli che ieri hanno infuocato il clima sulla Tav. Con il M5s che ha accusato la Lega di voler votare a favore dell'Alta velocità assieme al Pd: «La Lega oggi da sola non ha i numeri per fare passare la Tav - ha detto da Napoli il capo politico del M5s Luigi Di Maio - dovrà usare i voti del Pd, ma se userà i voti del Pd per fare un favore a Macron dovrà spiegarlo ai suoi elettori». Sul tema il capo politico ha alzato il tiro sempre di più: «La Lega, se va avanti ad armi pari, senza usare i voti del Pd ha meno voti di noi. Io dico sempre: dipende da come vinci». Poi ha provato a ripescare gli scheletri nell'armadio: «La Lega non era d'accordo sul Tav, la Lega era No Tav».

Un fuoco di fila coordinato, organizzato. Cui ha partecipato anche il ministro Danilo Toninelli, sul quale piovono da mesi le critiche e le richieste di dimissioni persino da parte degli alleati leghisti: «Il M5s è stato sempre contrario alla Tav sin dall'inizio - ha detto Toninelli intervistato da Radio Crc - grazie agli studi terzi, alla analisi sui costi è risultato che i costi sono superiori ai benefici. Chi ha cambiato idea è la Lega, ricordo i sindaci leghisti contro».

Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari Regionali, ha attaccato a più ampio spettro, come ha fatto Di Maio a Cosenza: «Non faremo mai regali agli Arata di turno e i nostri anticorpi sono utili al paese e a chi governa con noi che forse ogni tanto dovrebbe dirci anche grazie!».

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