Politica

Di Maio, ultimo sussulto: gioca la carta anti casta. "Ma noi pronti al voto"

Il vicepremier rilancia ancora il taglio dei parlamentari. Di Battista: «Salvini da vomito»

Di Maio, ultimo sussulto: gioca la carta anti casta. "Ma noi pronti al voto"

«Di Maio è chiuso in ufficio a lavorare». A rendere ancora più surreale l'escalation della crisi di governo, sono le frasi fatte filtrare nel pomeriggio di ieri dall'entourage del vicepremier e capo politico del M5s. Nelle stesse ore, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini dettava una nota in cui, di fatto, dichiarava chiusa l'esperienza gialloverde e auspicava un ritorno alle urne in tempi rapidi. Passa qualche altra ora e Salvini, il gran cerimoniere della crisi, incontra il premier Giuseppe Conte. Nelle ore cruciali Di Maio è desaparecido. Annulla l'appuntamento in Emilia Romagna. Quindi convoca i capigruppo di Camera e Senato Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli e le agenzie dettano una nota di risposta all'accelerazione leghista: «La nota della Lega è incomprensibile, dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari».

Nel frattempo deputati e senatori, alcuni già partiti per le ferie, brancolano nel buio. «Qua ancora nessuno ci ha convocato», dice uno di loro nel tardo pomeriggio. Il ventre dei gruppi parlamentari è appeso al prosieguo della legislatura. E qualcuno, che ha accesso ai colloqui ristretti e riservati di Di Maio, rivela: «Noi saremmo ancora disposti a concedere posti chiave di governo alla Lega». Ma è tardi, perfino per l'ennesimo inchino. Il capo politico, che sa perfettamente che la fine del governo potrebbe innescare un risiko interno imprevedibile nel M5s, in serata ha fatto pervenire un suo messaggio: «Giornata difficile. Stiamo lavorando per il Paese. Sono tranquillo». Ore febbrili in cui si sono susseguiti i contatti con tutte le anime del Movimento. Da quella aziendale incarnata dalla Casaleggio Associati agli ortodossi vicini al presidente della Camera Roberto Fico. Quindi la decisione di prendere atto della situazione.

Prima dello strappo di Salvini, in mattinata i Cinque Stelle avevano provato a rispolverare l'argenteria, arrugginita, dell'anticasta. «C'è una riforma del Movimento 5 Stelle che aspetta l'ultimo voto il 9 settembre - ha scritto Di Maio su Facebook - il 9 settembre taglieremo definitivamente 345 parlamentari. Significa che alle prossime elezioni molti vecchi politicanti dovranno iniziare a cercarsi finalmente un lavoro». Poi la velata minaccia ai leghisti: «Manca solo l'ultimo voto e mi auguro nessuno si tiri indietro all'ultimo minuto, sarebbe gravissimo. Anzi, sarebbe un segnale al Paese. Il segnale di chi non vuol cambiare nulla». Dello stesso segno un nuovo post del capo politico, arrivato in tarda serata: «Qualcuno vuole che il governo cada oggi, 8 agosto. Bene, noi siamo pronti, della poltrona non ci interessa nulla e non ci è mai interessato nulla - ha rimarcato Di Maio - ma una cosa è certa: quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze. Ad ogni modo, c'è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari». Il grillino sembra prendere atto della svolta impressa da Salvini e rilancia con un primo tema da campagna elettorale, come il taglio dei parlamentari: «Domani scadono i tre mesi necessari dall'ultimo voto già espresso alla Camera dei Deputati, quindi ogni finestra è buona per approvare la legge e rendere il Parlamento più efficiente e meno affollato. Poi ridiamo subito la parola agli italiani».

E non poteva mancare la zampata di Alessandro Di Battista, nel finale della giornata più lunga: «Da Salvini spettacolo da vomito».

Commenti