Cronache

Il mais Ogm non fa male. La ricerca italiana rivoluziona l'agricoltura

Un test su 21 anni di coltivazione smentisce i presunti effetti nocivi su salute e ambiente

Il mais Ogm non fa male. La ricerca italiana rivoluziona l'agricoltura

Roma - «Il mais transgenico non comporta rischi per la salute umana, animale e ambientale». Dunque non solo il cereale ogm non fa male ma addirittura sarebbe più sicuro per la salute dell'uomo. Sono i risultati dello studio più approfondito e completo mai condotto prima sulle coltivazioni ogm. E se le cose stanno così allora si deve riconoscere che la campagna, condotta da ambientalisti e verdi, che ha dipinto i prodotti agricoli geneticamente modificati come nocivi e pericolosi si configura come una clamorosa fake news. Forse la prima ad aver evidenziato la spaccatura profonda tra il mondo scientifico, che ha sempre difeso gli ogm, e l'opinione pubblica che non ha dato credito ad esperti e scienziati. Un meccanismo che ricorda quanto è accaduto di recente con i vaccini ma che in questo caso ha dato come frutto in Italia una legge che ha vietato la coltivazione del mais ogm dal 2013.

A ribadire quella che è stata sempre una certezza per il mondo scientifico è uno studio italiano pubblicato su Scientific Reports di Nature. Lo studio elaborato da un gruppo di ricercatori della Scuola superiore Sant'Anna e dell'Università di Pisa e coordinato da Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni erbacee, ha monitorato le coltivazioni di mais ogm nel periodo compreso tra l'anno zero della produzione, il 1996, e il 2016. Sono state raccolti e analizzati dati provenienti da tutto il mondo Usa, Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia. Ebbene gli esperti sono giunti alla conclusione che la coltivazione della versione transgenica del cereale garantisce rese superiori e contribuisce a ridurre la presenza di insetti dannosi. Il prodotto contiene percentuali inferiori di sostanze tossiche. «Per la prima volta lo studio dimostra, dati statistici e matematici alla mano, che il mais transgenico non comporta rischi per la salute umana, animale e ambientale- spiegano gli esperti- Lo studio dimostra che, dopo 21 anni di coltivazione del mais transgenico in tutto il mondo non esiste alcuna evidenza significativa di rischi per la salute umana, animale o ambientale». Lo studio anzi dimostra il contrario indicando «con chiarezza la diminuzione delle micotossine e fumonisine, sostanze contaminanti, nella granella del mais transgenico, impiegata in alimenti per l'uomo e per gli animali». Insomma gli ogm sono meno tossici dei non ogm. E dato che gli studiosi temono polemiche specificano pure che «lo studio ha riguardato esclusivamente l'elaborazione rigorosa dei dati scientifici e non l'interpretazione politica dei medesimi». Insomma nonostante il mondo scientifico si sia affannato per anni a spiegare che gli ogm non erano dannosi, la paura e il dubbio sono stati instillati e gli ogm sono stati praticamente cancellati dalle coltivazioni in Italia ma anche in gran parte d'Europa e oramai, dicono gli addetti ai lavori, il danno è fatto. Assobiotec ricorda che se fino al 2000 gli ettari di mais coltivato erano un milione e 300.000 ora si sono ridotti a 800.000 L'Italia deve quindi importare il 40 per cento del suo fabbisogno di mais e paradossalmente importa mais ogm. Confagricoltura stima una perdita di 125 milioni di euro all'anno di mancato guadagno.

Pronto a fare causa allo Stato l'agricoltore friulano, Giorgio Fidenato, sostenitore delle colture di mais ogm. Nel 2015, il Consiglio di Stato aveva respinto il suo ricorso contro il divieto italiano di coltivare mais ogm ma Fidenato non si arrese e portò la questione davanti alla Corte di Giustizia Europea che diede ragione all'agricoltore. Con una sentenza nel 2017 censurò come «ingiustificato» il divieto di coltivazione del mais.

E tra i difensori degli ogm va ricordato l'ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi, scomparso un anno fa.

«I controlli scientifici hanno reso le piante geneticamente modificate più sicure di quelle coltivate tradizionalmente», assicurava l'oncologo.

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