
Furbetti, a loro modo, del lavoro. Due storie italiane tra l'incredibile e il maledettamente immorale. C'è chi si mette in ferie per andare a rubare. E chi sfrutta permessi d'assistenza per andarsene ai tropici.
Il primo caso è di un impiegato statale che ha preso qualche giorno di ferie per andare a... rubare. Protagonista della vicenda è 61enne dipendente della Provincia di Napoli che è stato fermato a Rimini dalla polizia assieme a un complice. A incastralo un tablet di ultima generazione munito di geolocalizzatore. I due agivano tra la provincia di Ancona, Cesena, Rimini e Ascoli: scassinavano le auto parcheggiate nei ristoranti e facevano man bassa di oggetti. Nell'ultimo colpo qualcosa è andato storto. Tra il bottino c'era, appunto, un tablet col gps. Subito dopo il furto il proprietario ha denunciato il fatto agli agenti mostrando la localizzazione sul proprio smartphone. La squadra mobile ha seguito il segnale fino ad arrivare davanti a un noto ristorante di Rimini dove hanno visto scendere da una macchina parcheggiata due persone che si stavano dirigendo verso il locale, fermandole. Alla richiesta di presentare i documenti i due hanno iniziato a innervosirsi e divagare fino a quando gli agenti non hanno fatto squillare il tablet che era in auto. La polizia ha perquisito l'auto trovando merce rubata nascosta al posto della ruota di scorta: la refurtiva di 4 colpi messi a segno in quattro province. La sorpresa è arrivata quando è stata scoperta l'identità del ladro: un dipendente della Provincia di Napoli. L'uomo per giustificarsi ha affermato agli investigatori che il figlio aveva perso il lavoro e che per questo aveva deciso di mettersi a rubare.
La seconda storia è di una donna che godeva di permessi e congedi straordinari retribuiti per assistere uno zio disabile che se ne era andata in vacanza col marito alle isole Cayman. E non era la prima volta. Di questo è accusata una dirigente medico dell'ospedale di Porretta Terme, nel bolognese, denunciata per truffa ai danni dello Stato. I permessi erano stati presi tra il 2016 e il 2018 in periodi in cui il parente era ricoverato in strutture pubbliche, circostanza che tra l'altro, per legge, ne fa perdere il diritto. Con accertamenti e sentendo testimoni è stato ricostruito poi che lo scorso anno, tra marzo e giugno, la dipendente dell'Asl era andata in vacanza utilizzando 20 giorni di congedo straordinario.
Durante il periodo all'estero le condizioni dello zio si erano aggravate fino alla morte e si era scoperta l'ingiustificata assenza dal lavoro, con conseguente avvio di procedimento disciplinare. Denunciato pure il marito, anch'egli medico.