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Mamma cigno senza vita: il piccolo si affoga

Mamma cigno senza vita: il piccolo si affoga

Le fotografie del cigno suicida hanno commosso. È stato il quotidiano inglese Daily Mail a riprenderle da un sito cinese e a farne un evento mediatico ripreso in tutto il mondo. Nella provincia di Henan, Cina centro-orientale e precisamente nel parco di Sanmenxia, l'escursionista Yan Yan Hsiao avrebbe fotografato i momenti in cui un cigno si toglie la vita. Vicino a lui giaceva il corpo di un uccello che la giovane fotografa avrebbe individuato come la vecchia madre. «Il volatile - ha raccontato la giovane alla stampa - sbatteva le ali come impazzito e, a un certo punto, ha infilato la testa sott'acqua senza riemergere. Dopo un paio di minuti galleggiava, morto sul lago».

C'è da dire che gli elementi suggestivi ci sono tutti: il cigno, un simbolo universale di purezza e di fedeltà (la coppia non si lascia mai per tutta la vita), il suo celeberrimo «canto», che, affondando le radici nell'antichità, si immagina preluda alla fine di una carriera e della vita stessa, il lago e l'acqua cristallina, un possente richiamo alla magnifica composizione di Tchaicovsky, insomma se si voleva colpire ed emozionare l'immaginario collettivo, non si poteva scegliere animale e ambientazione migliori.

La capacità di suicidarsi negli animali è una vexata quaestio che in realtà la ricerca scientifica non è ancora in grado di dimostrare, ma neanche di negare con certezza. Forse il più famoso esempio di suicidio (addirittura di massa) che vede coinvolti gli animali, è quello del lemming , una sorta di topo artico per il quale esiste la credenza che si getti dai dirupi quando la popolazione aumenta a dismisura o durante le migrazioni. In realtà si tratta di cadute accidentali e la credenza fa la pari con quella dello scorpione che, messo in un cerchio di fuoco, infiggerebbe l'aculeo velenoso nel suo stesso corpo, suicidandosi.

La realtà appurata è che solo la conoscenza del bene e del male e la coscienza del proprio «io» e del proprio «essere» sono strumenti basilari per concepire l'idea di porre fine alla propria vita. In questo senso dovrebbero essere i primati, soprattutto le scimmie antropomorfe (gorilla, orangutan) gli animali più prossimi all'uomo nel valutare una tale scelta complessa di elucubrazione psichica interiore. Nessun ricercatore però ha mai riscontrato la volontà di togliersi la vita nelle scimmie.

Anche ai cani, ai cavalli e ad altri animali domestici sono state attribuite capacità suicide. Quando muore l'anziano con il quale il cagnolino viveva in simbiosi, mi è capitato più volte di vedere il cane perdere la voglia di vivere e lasciarsi letteralmente andare in un vortice di depressione che ne decreta la fine. Forse i cani non hanno l'autocoscienza ma, in questi casi, quando rifiutano il cibo e piombano nel pozzo profondo della disperazione, allora viene veramente voglia di pensare che non intendano più vivere.

E, scienza a parte, questo è vero.

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