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Quella mamma kirghisa che sfida gli islamisti

Quella mamma kirghisa che sfida gli islamisti

A liya Shagieva è una giovane mamma che come molte mamme si ritrova con due seni grondanti di latte, e li impiega per nutrire il neonato Tagir. Aliya non è una donna qualunque, è la figlia ventenne del presidente del Kirghizistan e ogni suo gesto è sotto osservazione. Soprattutto perché in un Paese con il 75% di musulmani Aliya, già rea di aver sposato il marito al terzo mese di gravidanza, è stata educata all'occidentale, esibisce mentalità e costumi di una coetanea londinese o parigina, non indossa il velo, anzi mostra pochissimi veli quando si lascia fotografare vestita soltanto del fascino asiatico. Dopo la pubblicazione su Instagram della foto con lattante al séguito, i commenti si sono sprecati. «Mi dispiace per tuo marito e tuo padre. È un peccato che non abbiano alcuna autorità su di te e ti lascino fare queste cose. Se approvano tutto ciò, significa che sono falsi uomini». «Ciò che è strano è che una come te indossi ancora capi intimi». Insomma, una madre intenta a compiere l'atto più naturale del mondo è donna di facili costumi.

Lei ha replicato: «Norme e idee possono cambiare a seconda della cultura, del tempo. Inizieremo a sentirci un po' meglio se ci sbarazzeremo di luoghi comuni e stereotipi di genere». Qualcuno noterà che l'indignazione per l'allattamento esibito si verifica talvolta in città occidentali, anzi periodicamente affiora il caso di una mamma allontanata per l'esposizione impudica in luogo pubblico.

Aliya Shagieva

In Italia non esiste una legge che regoli la materia, altri Paesi si sono dotati di normative per tutelare il breastfeeding. Facebook e Instagram, dopo una serie di censure «clamorose», inclusi gli allattamenti social di Gisele Bundchen, Alanis Morrisette e Gwen Stefani, hanno fatto dietrofront e hanno chiesto scusa per le immagini oscurate, evviva la maternità. Sarebbe tuttavia da ipocriti assimilare i casi di intolleranza occidentale a ciò che avviene nei Paesi a maggioranza islamica, dove nessuna donna si sognerebbe di allattare in pubblico. Il motivo è presto detto: il corpo appartiene all'uomo che è suo guardiano, la donna è e resta una eterna minorenne.

Il presidente Almazbek Atambayev non è un campione di democrazia, lo scorso dicembre ha fatto approvare una riforma costituzionale autoritaria, tuttavia è un baluardo contro l'avanzata islamista. Alcuni mesi fa, contro il rischio attentati, il presidente ha dissuaso le cittadine dall'indossare niqab e hijab, meglio il volto scoperto. «Le nostre donne indossano minigonne dal '50 e non hanno mai pensato di indossare una cintura esplosiva», ha detto rispondendo alle polemiche legate ai manifesti governativi che mostrano donne kirghise in abiti tradizionali in stridente contrasto con quelle in burqa, insieme alla didascalia: «Povera gente! Dove stiamo andando?». Un monito viene dal Forum che raggruppa più di 80 ong del Paese: «L'influenza dell'ideologia religiosa contribuisce in modo sostanziale alla discriminazione delle donne».

L'allattamento di Aliya è una parte del problema, e non la più pericolosa.

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