Politica

Mancia di addio di Crocetta 40 milioni ai suoi dipendenti

Nella finanziaria elettorale aumenti per forestali e impiegati regionali. Tagli alle tasse con le casse vuote

Mancia di addio di Crocetta 40 milioni ai suoi dipendenti

L a Sicilia che si prepara ad andare a nuove elezioni tra poche settimane è la «Regione più virtuosa del Paese», nell'idilliaca fotografia scattata ieri dall'assessore uscente al Bilancio (confermato dal candidato governatore del centrosinistra) Alessandro Baccei. Tanto virtuosa da poter disseminare l'ultima manovra finanziaria prima della scadenza del mandato di aumenti, sgravi fiscali, misure «attese da anni» divenute improvvisamente possibili nell'isola speciale grazie al «risanamento» sui conti. Gli stessi su cui la Procura contabile solo tre mesi fa aveva posto il veto chiedendo la bocciatura, poi respinta, del rendiconto finanziario regionale.

Era zeppo, secondo i magistrati, di «irregolarità» su cui aleggiava lo spettro del «dissesto». Invece ecco i cordoni della borsa riaprirsi: ce n'è per tutti nell'anno elettorale e nei 40 milioni di euro che la Regione ha trovato per finanziare gli aumenti contrattuali a 40mila dipendenti pubblici, tra regionali e forestali che intascheranno 80 euro in più in busta paga. Senza dimenticare l'esenzione dal ticket per i disoccupati, il salvataggio delle ex Province resuscitate dal parlamentino siciliano e l'assorbimento in regione dei dipendenti delle partecipate.

Ma guai a sospettare del tempismo alla vigilia della competizione per la poltrona di Palazzo D'Orleans: i risultati «straordinari» della manovra presentata ieri in conferenza stampa sono frutto del duro «lavoro compiuto». Anche se toccherà al nuovo governo che uscirà dalle urne del 5 novembre approvarla, la ricca eredità è ormai stata messa nero su bianco dal presidente uscente Rosario Crocetta. Che certo non si aspettava di essere tagliato fuori dalla partita elettorale. Ieri il Tar di Catania ha respinto il ricorso avanzato contro l'esclusione dalla competizione nel collegio di Messina, l'unico in cui il governatore uscente si era candidato, della lista «Arcipelago Sicilia - Micari presidente» a sostegno del candidato dem, perché presentata oltre i termini. Nelle prossime ore è atteso anche il verdetto del tribunale amministrativo di Palermo su un secondo appello in cui spera il governatore. Che così, dopo aver ceduto al pressing del segretario del Pd Matteo Renzi a fare un passo indietro per lasciare campo libero al rettore prediletto dai democratici, rischia di restare col cerino in mano.

Forse non nella memoria dei siciliani, che si ricorderanno degli «sforzi» dell'amministrazione nell'ultimo miglio prima della fine del mandato: ne beneficeranno 18mila dipendenti di Regione ed enti, che grazie a uno stanziamento di 18 milioni di euro, in aggiunta ai 10 già messi quest'anno per avviare la contrattazione per i rinnovi, avranno finalmente l'aumento di 85 euro al mese. Ottanta euro in busta paga anche ai 22mila forestali dell'isola, con un esborso per le casse regionali di 12 milioni. Nella manovra non manca nemmeno l'attenzione a imprese e cittadini: già, perché nella regione che non riesce a riscuotere nemmeno le sue tasse e che ha una partecipata, Riscossione Sicilia, alle prese con una voragine finanziaria da 52 miliardi di euro di tributi non incassati negli ultimi dieci anni, è previsto un taglio alle imposte per 257 milioni di euro. Come? Azzeramento dell'Irap dal 2018 e dimezzamento dell'Irpef. «Un risparmio concreto per i cittadini siciliani, aziende e famiglie. Non era mai successo prima. La Sicilia si colloca tra le Regioni più virtuose del Paese».

Pronta per andare al voto.

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