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Mandrake: «Sono l'Houdini indiano» Ma poi annega chiuso in una cassa

Nino Materi

Non gli è bastato avere il nome d'arte di Mandrake per realizzare la più grande mandrakata della sua azzardata carriera di «Houdini indiano». E così Chanchal Lahiri, 51 anni, l'illusionista più famoso nell'ex Calcutta (l'attuale Kolkata) e zone limitrofe, non è più riaffiorato dall'immersione nel fiume Hoogly.

Il quotidiano Times of India dà conto in prima pagina dell'incidente: «Mandrake si era fatto calare nelle acque con le gambe e le braccia incatenate e bloccate da sei lucchetti, sotto gli occhi di una folla che seguiva la prodezza dal ponte e da alcune barche». Ma il numero non deve essere riuscito perfettamente, se è vero com'è vero che il «mago non è più riemerso».

Insomma - almeno all'apparenza - al fantasmagorico Chanchal non deve essere andata benissimo; ma con gli illusionisti si sa mai: magari è tutta una manfrina pubblicitaria, e Lahiri, chissà, potrebbe riapparire improvvisamente vivo e vegeto. Lo speriamo per lui e per la sua famiglia. In caso contrario, sentite condoglianze.

Intanto la polizia locale fa l'indiana, cavandosela con un interlocutorio: «Finché non verrà rintracciato il corpo, Lahiri non potrà essere dichiarato morto».

Chanchal aveva tentato un trucco analogo nel 2013: si era immerso nello stesso fiume, imprigionato una gabbia di ferro sigillata, e poco dopo ne era riemerso, pimpante come un Mandrake in piena forte. In quell'occasione, però, la folla (impietosa come solo la folla sa essere) lo aveva spernacchiato, dandogli del «taroccatore di lucchetti».

Motivo? Testimoni oculari sostennero infatti di averlo visto «utilizzare una porta laterale della gabbia». Come dire: mago sì, ma della truffa.

Intanto per Lahiri si è mossa perfino la BBC, a dimostrazione che la storia di Mandrake ha incantato proprio tutti; con tanto di intervista esclusiva all'«ultima persona che ha parlato col mago prima del tuffo fatale»: «Gli ho chiesto perché volesse rischiare la sua vita per la magia - ha riferito il fotografo Jayant Shaw, una specie di Oliviero Toscani devoto alla dea Nikon-Kalì -. Lui mi ha risposto che se l'impresa fosse riuscita sarebbe stata magica, altrimenti sarebbe stata tragica. Ha anche aggiunto che voleva far rivivere l'interesse per la magia».

In attesa che «riviva l'interesse per la magia», speriamo che resusciti pure Mandrake.

O, in subordine, il suo fedele Lothar.

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