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Manovra, le risorse usate per tre quarti contro il caro-energia

Deficit/Pil alzato al 3,9-4,5%. Tra i 10 e i 20 miliardi in più per alleviare gli effetti dei rincari

Manovra, le risorse usate per tre quarti contro il caro-energia

Alzare l'asticella del deficit per recuperare risorse destinate ad alleviare il caro-energia senza ricorrere allo scostamento di bilancio. Questa, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, sarebbe l'intenzione del governo Meloni che sta aggiornando le previsioni della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) aggiungendovi anche il quadro programmatico visto che l'esecutivo Draghi aveva solo compilato il quadro tendenziale a legislazione vigente in base alla successione a Palazzo Chigi. Il nuovo scenario dovrebbe prevedere per il 2023 un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche compreso tra il 3,9% e il 4,5% del Pil. Considerato che la Nadef presentata dall'ex ministro Franco stimava per il 2023 un deficit al 3,4% del Pil, ridotto rispetto al Def 2022 (3,9%), si aprirebbe uno spazio di manovra tra incluso nella «forchetta» 9,5-20,8 miliardi di euro.

In base a quanto filtra da Via XX Settembre, la decisione definitiva sarà presa lunedì prossimo quando l'Istat pubblicherà la stima preliminare del Pil del terzo trimestre. È chiaro che se il calo dell'attività fosse superiore alle attese, si creerebbe sul 2023 un effetto di trascinamento negativo che imporrebbe un maggior rigore. D'altronde, tanto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, quanto il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, non hanno fatto mistero di voler evitare il deterioramento delle finanze pubbliche. Chiaramente, con una forbice così ampia per la definizione del deficit/Pil programmatico resterebbe comunque uno spazio di manovra ben superiore ai 10 miliardi.

Fondamentalmente il «tesoretto» 2022 (derivante dal deficit tendenziale visto al 5,1% dal 5,6% del Def che dovrebbe liberare circa 10 miliardi) è insufficiente a garantire la proroga per il primo trimestre 2023 delle misure contro il caro-bollette il cui costo - a secondo della versione basic o extralarge - varia da circa 15 a una ventina di miliardi. Palazzo Chigi, però, sembra orientato a destinare i tre quarti della manovra la cui portata dovrebbe essere nell'ordine dei 35-40 miliardi almeno alle misure contro il caro-energia che così troverebbero pieno finanziamento almeno per il primo semestre (salvo nuove recrudescenze). Resterebbe così una decina di miliardi per gli altri provvedimenti. Il taglio del cuneo fiscale già programmato dovrebbe assorbire la metà della disponibilità. Occorrerà vedere come ci si regolerà con la piena indicizzazione delle pensioni il cui costo è stimato in circa 8 miliardi.

Resta inteso che, a quel punto, misure per la flessibilità in uscita dovrebbero a quel punto avere un impatto blando sulle casse statali. Si tratta, comunque, di una prima base di lavoro. Il mese prossimo si entrerà nel vivo.

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