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Manovre sulla Rai, anche i renziani si mobilitano

Stallo sui nuovi vertici. Pressioni su Fico dell'ex dg Dall'Orto per il "suo" Tagliavia

Manovre sulla Rai, anche i renziani si mobilitano

Tra le prime urgenze di ogni nuovo governo c'è quella di mettere mano alla Rai. Nel senso di mettere ai vertici persone di propria fiducia. Con il governo giallo-verde, che si ritrova con la tv pubblica ancora disegnata dall'esecutivo renziano, la regola non ha eccezioni. La novità è che le voci in capitolo stavolta sono almeno due, quelle di M5s e Lega, senza contare il premier Conte e il ministro dell'Economia Giovanni Tria che è l'azionista della tv di Stato. Con i rapporti di forza parlamentari favorevoli ai grillini, formalmente spetterà a Di Maio il nome dell'amministratore delegato della Rai, carica che ha sostituito quella del tradizionale direttore generale. A Salvini a quel punto spetterebbe l'indicazione della presidenza del servizio pubblico, e infatti il nome più accreditato per sostituire Monica Maggioni è quello dell'ex consigliere di amministrazione Rai, appunto in quota Lega, Giovanna Bianchi Clerici. La partita vera però è sul nome dell'ad, su cui anche la Lega vuole giocarsi le sue carte, anche solo per incassare una nomina compensativa in un altra delle partecipate in ballo. Salvini fa capire che sta lavorando personalmente al dossier Rai: «Vorrei una informazione più equilibrata. Ci sono alcuni curriculum, ma voglio incontrare le persone, ne conosco tantissime di spessore che sono state accantonate per motivi incredibili o per antipatie politiche». Il tetto di legge di 240mila euro è uno dei fattori che stanno privilegiando una scelta interna per i nuovi vertici Rai. Per questo gira una rosa di nomi interni, da Marcello Ciannamea, direttore dei palinsesti,a Eleonora Andreatta (Rai Fiction), da Luciano Flussi capo delle risorse umane a Paolo Del Brocco di Rai Cinema e Aldo Mancino (Rai Way), persino Antonio Marano, presidente di Rai pubblicità, entrato anni fa in Rai in quota leghista (di rito varesino, zona di Maroni ma anche di Giorgetti). Discorso a parte merita un altro nome in lizza, quello di Gian Paolo Tagliavia, Chief Digital Officer della Rai. Arrivato a Viale Mazzini su chiamata dell'ex direttore generale Antonio Campo Dall'Orto, su Tagliavia si racconta di un pressing in corso proprio da parte dell'ex dg renziano sul presidente della Camera Roberto Fico (conosciuto quando il grillino era capo della Vigilanza Rai) per sponsorizzare la nomina di Tagliavia a nuovo ad dell'azienda. Un legame con la stagione renziana che potrebbe tagliare le gambe a Tagliavia, e non solo a lui. Passando agli esterni inclusi nel totonomine Rai, c'è anche Fabrizio Salini, ex La7, che però attualmente ricopre il ruolo di direttore della società di produzione di Simona Ercolani, la regista della Leopolda renziane. Un biglietto da visita non dei migliori da recapitare ai colonnelli pentastellati e leghisti che curano la pratica Rai. Perciò restano in corsa anche altri manager esterni, da Marinella Soldi (già Discovery) a Raffele Annecchino (Viacom). Che la questione Rai si sia però ingarbugliata e richieda del tempo, lo dimostra anche il rinvio dell'assemblea dei soci Rai per la ratifica dei componenti del Cda con l'aggiunta dei due che spettano al governo. Era convocata ieri, è stata rimandata a venerdì.

Sempre che il tempo basti.

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