Cronache

Mantova, il sindaco si salva: l'accusatrice falsò sms erotici

Chiesta l'archiviazione per il reato di concussione Su Palazzi pende ancora l'indagine per abuso d'ufficio

Mantova, il sindaco si salva: l'accusatrice falsò sms erotici

Il sindaco di Mantova Mattia Palazzi non ha chiesto favori sessuali con messaggi sconci in cambio di favori a un'associazione che collaborava con il suo Comune. Le frasi scritte in chat e finite nel fascicolo d'inchiesta della Procura mantovana sono false. Sono state cioè manomesse dalla donna che nella vicenda dai contorni boccacceschi aveva giocato il ruolo della vittima. Per questo il procuratore Manuela Fasolato ha chiesto l'archiviazione del caso in relazione al reato di tentata concussione continuata. Resta in piedi a carico del primo cittadino del Pd l'ipotesi di abuso d'ufficio per i contributi concessi dal Comune a diverse associazioni.

Per Palazzi, è la fine di «un incubo». Al di là dei risvolti giudiziari, la figuraccia del sindaco era finita su tutti i giornali nazionali. La svolta è arrivata, a meno di un mese dall'esplosione dello scandalo, dopo l'interrogatorio della destinataria dei messaggi. Elisa Nizzoli, 39enne vice presidente dell'associazione culturale «Mantua me genuit», ha ammesso di aver alterato i messaggi erotici tra lei e il primo cittadino, che erano di carattere strettamente personale. E di aver aggiunto le parti penalmente rilevanti: i riferimenti al ruolo istituzionale di Palazzi. Non solo. Ha poi inoltrato il contenuto della chat a terze persone, che non sapevano delle modifiche. Ora la donna è indagata a sua volta per false informazioni al pm, quelle fornite nel suo primo interrogatorio.

È stata la stessa Procura a comunicare la notizia della richiesta di archiviazione. «Il procuratore della Repubblica di Mantova, dottoressa Manuela Fasolato - si legge in una nota - comunica, per una corretta informazione agli organi di stampa, che in relazione all'ipotesi di reato» di tentata concussione continuata «quest'ufficio, all'esito della attività istruttoria espletata, ha avanzato in data 21 dicembre 2017 richiesta di archiviazione». Il sindaco è soddisfatto: «Avevo dichiarato sin dall'inizio di essere estraneo a questa grave accusa - dice commentando la decisione dei pm - Ho vissuto un incubo, ma ho sempre avuto fiducia nella magistratura e ringrazio la Procura per la velocità e la serietà delle indagini. Non ho mai smesso di credere nel suo lavoro e nella sua capacità di identificare la verità. Il ringraziamento più grande lo devo a voi, alla giunta e maggioranza, alla mia famiglia e amici di sempre, ai tantissimi che mi hanno fatto arrivare messaggi di affetto e incoraggiamento. Sono stati importanti per aiutarmi ad andare avanti nel lavoro di sindaco ed onorare la fiducia che i mantovani hanno riposto in me».

Anche il leader del Pd Matteo Renzi gioisce su Facebook: «Oggi è un giorno bello anche per Mantova. Il sindaco Mattia Palazzi era stato indagato per una vicenda di sms privati e alcune opposizioni lo avevano attaccato in modo violento, con il consueto giustizialismo a giorni alterni. Mattia ha resistito alle accuse infamanti, ha dimostrato la sua innocenza e oggi è arrivata la richiesta di archiviazione. Sono felice di aver insistito con Mattia perché non mollasse nonostante la grancassa e la gogna mediatica dei quei giorni. Avanti, insieme». Il Partito democratico era sempre rimasto compatto al fianco di Palazzi.

Non era stata Elisa Nizzoli a presentare l'esposto di denuncia, bensì un consigliere comunale di opposizione che aveva letto i messaggi. Anche se mediaticamente meno deleteria l'accusa di abuso d'ufficio potrebbe però costare al sindaco la sospensione (e poi la decadenza) dalla carica, se dovesse arrivare una condanna.

In questo secondo filone d'indagine il politico è accusato di aver assegnato fondi violando le norme sui finanziamenti alle associazioni che fanno promozione culturale.

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