Cronache

La Marca trevigiana ostaggio dei furti si "arma" contro i ladri

Ronde e cittadini barricati nel Veneziano. "Pensano di poter far tutto, anche di giorno"

La Marca trevigiana ostaggio dei furti si "arma" contro i ladri

«Ma in che Paese viviamo?». Sono in tanti a chiederselo in Veneto di questi tempi, soprattutto nella Marca trevigiana e in provincia di Venezia. Zone devastate dalla criminalità: i furti sono raddoppiati, sia quelli tentati sia quelli portati a termine, e l'allarme sicurezza suona incessante.

I ladri passano di provincia in provincia, di paese in paese, di casa in casa; saltano di villetta in villetta, incuranti di tutto e di tutti. E il pericolo di trovarsi un ladro in casa non riguarda solo le ore della sera e della notte, ma è molto alto anche in pieno giorno e in pieno centro città. Già in una zona della provincia di Venezia i residenti pochi giorni fa avevano denunciato di come alle sette di sera fossero barricati in casa. «Questo non è vivere», avevano detto. E infatti: allarmi inseriti, cani da guardia, telecamere, presìdi che nemmeno i bunker delle forze militari e tutti i sistemi antifurto possibili. In azione perfino le ronde, come accade da circa un anno in un paese del veneziano, a Campocroce di Mirano.

Ora anche la Marca trevigiana corre ai ripari e pensa ad armarsi. L'allarme è scattato dopo quanto è accaduto alla vigilia di Natale in una villetta di via Montello, in pieno centro del capoluogo. Il secondo colpo in due mesi che ha avuto come vittima Claudio Rosada. La prima volta, il 21 ottobre, i ladri si erano introdotti all'interno della sua abitazione passando dal retro. In un colpo solo avevano rubato gioielli per un valore di 20mila euro. La figlia di Rosada, di soli undici anni, era rimasta scioccata. La sua cameretta era stata interamente devastata e i delinquenti avevano preso anche i ricordi di lei, quelli della prima comunione o quelli dei nonni, oggetti che le avrebbero strappato un sorriso per tutta la vita, guardandoli e che ora ivece, pensandoci, le strappano una lacrima di rabbia.

Perché dopo il secondo colpo, la figlioletta, di tornare in quella casa, non ne vuole proprio sapere. Sono le 16,30 del 24 dicembre quando i malviventi, a volto scoperto, sfondano la porta principale dell'abitazione a spallate, entrando in casa. Ma allo scattare dell'allarme se la filano. Tutto questo in pieno giorno, nel mezzo di una via trafficata e per di più alla vigilia di Natale, accanto a una macelleria piena di clienti che volevano comprare carne e salami per il pranzo del giorno dopo. Ma ai malviventi di essere nell'occhio del ciclone non interessava granché. «Il messaggio è chiaro dice al Giornale Claudio Rosada qui controllano loro».

Lui, ex dirigente d'azienda nel settore della moda, ora consulente, ha vissuto in varie parti del mondo, perfino in Brasile, Paese non certo noto per la sua sicurezza, ma una paura così non l'aveva mai provata. «Sono cinque mesi che abito a Treviso dice e in un tempo così breve questa è la seconda volta che mi entrano in casa. Cosa devo fare? Ricorrerò al porto d'armi e in caso di pericolo, ma solo di pericolo, sono pronto a sparare. Mia figlia aveva appena superato lo choc subito al primo furto, la sua cameretta è stata devastata e ora in quella casa non vuole più tornare. La città di Treviso è in mano ai criminali, non ci sentiamo più sicuri nemmeno in casa nostra».

Una città governata dal Pd (il sindaco Giovanni Manildo) in cui i tempi del sindaco sceriffo Giancarlo Gentilini sono soltanto un ricordo. «I cittadini - dice Davide Acampora, consigliere comunale dell'opposizione - sono stanchi e decidono di armarsi per difendere la propria abitazione e i propri cari.

Se dei delinquenti in pieno giorno, a volto scoperto, si prendono la libertà di sfondare a spallate la porta di un'abitazione, in centro storico, significa che non hanno paura di nulla».

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