Cronache

Maria e un amico bruciati nell'auto Sotto torchio per ore il convivente

Aveva portato la figlia agli esami, poi il rogo. Il compagno ha un alibi

Maria e un amico bruciati nell'auto Sotto torchio per ore il convivente

Roma Giallo a Torvaianica. Un uomo e una donna carbonizzati in auto. Una vendetta del compagno tradito o il gesto di uno psicopatico? Interrogato fino a sera il convivente, Maurizio Di Natale (55 anni). Maria Corazza, 46 anni, viene trovata sul sedile anteriore di una Ford Fiesta grigia, l'auto presa a prestito dalla madre 78enne, Giuseppina. L'altro cadavere, sul sedile posteriore, è quello di un amico di famiglia, Domenico Raco. A ricostruire il dramma i carabinieri di Pomezia. Sono le 8 di ieri, da via Varrone madre, padre e figlia di 12 anni escono diretti a scuola. La ragazzina deve sostenere gli esami alla media Orazio. Sono con due macchine. I genitori la lasciano e se ne vanno. Tutti e due devono recarsi al lavoro, lei in una ditta di pulizie per l'Eni, lui in un'azienda di vernici per macchine sportive. Si salutano e si separano.

Alle 8,45 arriva al 112 la segnalazione di un'auto a fuoco alla periferia di Torvaianica. L'incendio è in via di San Pancrazio, parallela di via Siviglia, al Martin Pescatore. Poche case isolate e campi arati. I vigili del fuoco si precipitano con la cisterna. Bisogna evitare che le stoppie attorno prendano fuoco. Quando spengono l'incendio fanno la drammatica scoperta: all'interno dell'auto ci sono due corpi completamente carbonizzati. Ancora vivi quando è scoppiato l'incendio? Gli esperti del nucleo operativo dell'Arma passano la mattina a eseguire rilievi con la speranza di trovare tracce utili per dare un nome alle vittime. Per il medico legale nessun dubbio: un uomo e una donna. Con i numeri di telaio arrivano al proprietario della Ford. È un'anziana di Pomezia: «L'ho prestata stamattina a mia figlia. Me l'hanno rapita?» chiede. Il compagno, l'uomo con il quale ha avuto la figlia, viene trovato al lavoro. Dice di non saper nulla di quanto accaduto. Fino al primo pomeriggio le speranze di trovare in vita Maria ci sono tutte. Ma con il passare delle ore si affievoliscono. I carabinieri e il pm della Procura di Velletri, Giuseppe Travaglini, interrogano come «persona informata dei fatti» Di Natale. «Nessun fermo, è un uomo libero» sottolineano.

Intanto si fanno strada varie ipotesi. Le più accreditate? Che l'uomo, scoperta la nuova relazione della compagna, l'abbia seguita o fatta seguire, per poi uccidere lei e l'amante, un amico comune. Il suo alibi, però, viene confermato da colleghi e conoscenti. Un duplice omicidio su commissione? Una seconda pista porterebbe al gesto di uno squilibrato. Una persona folle al punto da uccidere Maria, cospargere di liquido infiammabile la macchina, e suicidarsi. Un quadro troppo spesso smentito dalla cronaca. Difficile, se non impossibile, uccidersi dando fuoco all'interno di una vettura e restare fermi. «L'istinto di sopravvivenza - spiegano i criminologi - fa fare cose anche contro una volontà di ferro». Come aprire la portiera e gettarsi a terra per il dolore. La scena del crimine, insomma, lascia pensare a un duplice omicidio.

Un atto che ricorda, ma solo in parte, il modus operandi della malavita.

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