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Marino sbugiardato sulle multe taroccate: ora rischia il posto

Il sindaco di Roma con le spalle al muro Augello: "Il pirata informatico era lui". Timida difesa Pd: "Solo una dimenticanza"

Marino sbugiardato sulle multe taroccate: ora rischia il posto

Roma - L'improbabile vicenda delle multe «sospese» al sindaco di Roma Ignazio Marino sembra mutare genere. Da spy story , sta virando ogni giorno di più verso la tragicommedia. E il protagonista, il chirurgo prestato al Campidoglio, su quel colle è sempre più solo. Vacilla per non aver voluto pagare poco più di 600 euro di multe. Va avanti tra gli sberleffi, con l'opposizione che chiede apertamente la sua testa, le Iene che lo tampinano in bici rischiando di farlo ruzzolare e nessuna levata di scudi dal Pd. Il «suo» partito è diviso tra chi vorrebbe un suo passo indietro e chi temporeggia per timore di perdere Roma.

L'«attacco hacker» denunciato dal sindaco sabato e sul quale indaga anche la procura, da salvagente rischia di trasformarsi in un canotto sgonfio e piombato. L'ipotesi di Marino è nota: un pirata informatico avrebbe cancellato dai server del Campidoglio il suo «permesso temporaneo» postdatato, quello che a suo dire avrebbe giustificato la sospensione delle otto multe (solo quattro notificate) beccate dalla Panda rossa del sindaco a giugno e luglio, tra la scadenza del suo pass ztl precedente e il rilascio del nuovo. Anche se non è chiaro come l'auto potesse essere messa in «white list» retroattivamente, visto che per otto volte le telecamere ai varchi l'avevano immortalata senza pietà, dimostrando che la targa non era registrata tra i permessi.

Comunque sia, l'attacco informatico sarebbe avvenuto tra venerdì, quando Marino ha stampato l'elenco dei suoi permessi che comprendeva quello temporaneo (e postdatato), e sabato, quando una nuova verifica sul sistema avrebbe restituito un elenco privo di quel documento. Il sindaco ha strillato la sua verità in un video su Facebook , nel quale mostra le due stampate, quella regolare e quella a suo dire «sabotata», lanciando strali contro le «molte persone che preferirebbero una capitale che funzioni sulla base di favori e forse anche di tangenti». Ma a disintegrare la strategia difensiva di Marino è stato una volta ancora il senatore Ncd Andrea Augello.

Dopo aver sollevato la questione delle contravvenzioni mai pagate, ieri Augello ha dimostrato l'infondatezza delle accuse del sindaco: i due documenti sventolati nel video da Marino sono semplicemente frutto di due diversi tipi di interrogazione del sistema di ricerca dei permessi. Augello ieri mattina ha replicato l'operazione grazie a «una pia fonte anonima». Inserendo «Ztl» nel campo «tipo di permesso» il sistema restituisce solo l'elenco dei pass definitivi. Lasciando in bianco lo stesso campo, spunta anche il permesso temporaneo postdatato di cui Marino denunciava la dolosa cancellazione.

Secondo Augello, chi ha ottenuto i due documenti non poteva non sapere che l'apparente anomalia era frutto di due interrogazioni differenti. Ma chi ha prodotto quello che ha tutta l'aria di essere l'unico «dossier falso» di questa storia? Lo stesso Marino o qualcun altro, che poi ha servito al sindaco la polpetta avvelenata? Per Augello non c'è nessun hacker, solo qualcuno che «cerca di imbrogliare la gente».

E per Marino, in serata impegnato in una riunione straordinaria con la maggioranza, il clima non è dei migliori. In attesa della mozione di sfiducia che Ncd presenterà domani, Marino ha passato la giornata a evitare le domande, mentre si vociferava di dimissioni sue o del capo di gabinetto Luigi Fucito (che ha smentito). Solo in serata una timida difesa da parte della sua maggioranza, al termine del vertice con i consiglieri: «Si è montato un caso politico su una mera dimenticanza amministrativa», hanno dichiarato i capigruppo, che alla poltrona ci tengono ancora.

Almeno per un altro po'.

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