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Maroni apre: sì al centrodestra. Ecco il "patto della fraschetta"

A Frascati un altro passo verso un'alleanza Fi-Ncd-Lega-Fdi, ma Alfano si sfila e non partecipa al dibattito. Berlusconi ai suoi: un suicidio non correre insieme

Maroni apre: sì al centrodestra. Ecco il "patto della fraschetta"

Ci sarà da limare qualche dettaglio e da smussare alcuni angoli, ma dove finirà per andare il centrodestra è piuttosto chiaro a tutti i protagonisti delle trattative di questi giorni. Certo, c'è molto tatticismo di circostanza e pure il timore di chi sa bene che alcuni rapporti - non solo politici ma soprattutto personali - si sono ormai deteriorati ben oltre il punto di non ritorno. Ma tutti, proprio tutti, sono consapevoli che alternative a una riunificazione del centrodestra non ce ne sono. Lo sa Silvio Berlusconi che, non a caso, qualche giorno fa ha dato mandato ai suoi colonnelli di aprire ufficialmente (e pubblicamente) il confronto con Ncd, Fdi e Lega. Ne è consapevole Angelino Alfano che, pur riottoso perché tra i suoi c'è chi ormai non è più in condizione di tornare indietro, tiene contatti e chiede garanzie. E lo sa bene pure Matteo Salvini che esclude sì un'alleanza alle regionali perché la Lega ha bisogno di restare «di lotta» per recuperare i tanti voti persi ma in vista delle politiche rilancia le primarie del centrodestra per individuare il candidato che sfiderà Matteo Renzi.

Tatticismi a parte, insomma, l'alleanza si farà. Perché non ha torto l'ex premier quando dice che andare in ordine sparso «sarebbe un suicidio». Detto questo, finché non si avrà la certezza di quando si terranno le elezioni politiche, è chiaro che continuerà il tira e molla, nel tentativo di tutti gli interlocutori al tavolo di portare a casa il massimo della posta. E per capire quanto l'accordo sia nelle cose, basta dare uno sguardo a Bruxelles piuttosto che alla più vicina Frascati, dove ieri si è chiusa la quattro giorni della Summer School di Ncd. Mentre sul palco della scuola di formazione voluta da Gaetano Quagliariello si confrontavano Giovanni Toti, lo stesso Quagliariello (in sostituzione di un Alfano che forse ha preferito non affrontare il tema in prima persona e si è limitato alle conclusioni senza mai toccare l'argomento alleanze) e Roberto Maroni, l'assemblea del Ppe accoglieva la richiesta di Forza Italia di adesione al Partito Popolare europeo «in quanto erede del Pdl». Non solo. Perché a Bruxelles il Ppe ha dato il benvenuto all'unanimità (quindi con il voto favorevole di azzurri e Ncd) anche ai Popolari per l'Italia di Mario Mauro mentre oggi sarà formalizzato l'ingresso del Ncd. Un passaggio che non a caso sia Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, che Mauro considerano «indispensabile» per ricostruire il centrodestra.

Sotto le comuni insegne del Ppe, dunque, in Europa il processo di aggregazione è già formalmente in corso. In Italia, invece, si limano le posizioni e si sigla quello che Toti definisce «il mezzo patto della fraschetta», così da fare il verso al «patto del tortellino» siglato a Bologna domenica. «È stato compiuto un primo passo, l'importante – spiega il consigliere di Berlusconi – è iniziare un percorso, così da vedere tra sette o otto mesi un'altra volta Alfano, la Lega e Berlusconi intorno allo stesso tavolo». Poi il messaggio alla Lega. «I veti sono una contraddizione rispetto all'idea di ricostruire una coalizione», dice. Considerazione che trova d'accordo Quagliariello. E in effetti da Maroni arriva una discreta apertura: «Con Ncd esistono delle criticità, ma l'alleanza di centrodestra non è un percorso impossibile. La strada per superare le difficoltà è quella delle primarie.

Non per fare il capo della coalizione ma per il candidato premier».

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